Gozzini nuovo superdirigente della Sanità: «Da Ancelotti ad Acquaroli, la mia Champions me la gioco nelle Marche»

Armando Marco Gozzini 61 anni dal primo dicembre assumerà l’incarico di super manager della sanità nelle Marche
Armando Marco Gozzini 61 anni dal primo dicembre assumerà l’incarico di super manager della sanità nelle Marche
di Maria Teresa Bianciardi e Andrea Taffi
4 Minuti di Lettura
Sabato 27 Novembre 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 14:31

ANCONA - Ha già trovato casa vicino al teatro delle Muse, vista porto, e mercoledì varcherà la soglia della Regione da numero uno della sanità marchigiana. Armando Gozzini è infatti il super manager arrivato da Milano ad Ancona per guidare il dipartimento Salute e (ad interim) l’Agenzia regionale sanitaria. Due esperienze da direttore generale nella sanità dell’hinterland milanese - equivalente di un nostro capoluogo di provincia – e dal 2016 la direzione socio sanitaria a Pavia. Tra il 2003 e il 2008 è stato coordinatore dei medici del Milan che ha vinto due Champions e quant’altro. Gozzini è figlio di un vigile urbano e di una casalinga, milanesissimi di Porta Romana e Porta Vittoria.

Allarme variante Omicron, nelle Marche i ricoveri restano stabili ma le terapie intensive sono al limite. Il sottosegretario a Senigallia: «La stiamo monitorando»


Dottor Gozzini cominciamo da giovedì scorso, quando per la prima volta è entrato a palazzo Raffaello.


«Una visita doverosa prima di prendere servizio a dicembre.

Ho avuto modo di conoscere i colleghi dirigenti, i funzionari degli uffici ed ho incontrato il presidente Acquaroli con l’assessore Saltamartini. Insieme abbiamo messo a fuoco le prime problematiche da affrontare».


La aspettano a braccia aperte. Ne avrà di lavoro e bisognerà anche sbrigarsi.
«Sì ho percepito l’esigenza. Ci sono già situazioni che non possono aspettare oltre come il nodo delle liste d’attesa, il Piano socio sanitario e la riforma della sanità con la ristrutturazione dell’Asur. C’è l’emergenza Covid che è sotto gli occhi di tutti e poi tutta la sfida del Pnrr, un’occasione da non perdere in questo settore fondamentale per i cittadini».


Da Milano alle Marche, quasi una scelta di vita. Perché ha accettato questo incarico nelle Marche?
«Per me è il completamento di una carriera da manager nella sanità. Ho alle spalle otto anni come direttore generale delle Aziende ospedaliere di Gallarate e Busto Arsizio, Dal 2000 al 2007 sono stato dirigente medico dell’ospedale Macedonio Melloni di Milano all’interno del Fatebenefratelli e direttore sociosanitario a Pavia per altri sei anni. Mi mancava osservare le meccaniche e le logiche della sanità regionale dal punto di vista organizzativo, gestionale e strategico. Questo incarico è l’ideale completamento della mia carriera».


Nel suo lungo curriculum da manager sanitario, arricchito anche da una serie di esperienze in vari Cda e come assessore comunale, si inserisce anche una lunga parentesi da responsabile sanitario del Milan. Batte un cuore da tifoso rossonero?
«Da tifoso, ma non solo. Questo è stato il mio primo grande desiderio da bambino. Sono un calciatore mancato e non essendo riuscito a realizzare il sogno di entrare in campo da giocatore mi sono detto: diventerò medico della squadra. E ci sono riuscito».


Calciatore mancato?
«Diversi infortuni, ho capito che dovevo cambiare strada». 


Da capo dello staff rossonero ha mantenuto l’incarico fino al 2007, poi cosa è successo?
«Per me è stata un’esperienza importantissima e formativa, ma strada facendo gli obiettivi cambiano, anche se dal punto di vista gestionale non è molto diverso dall’incarico di direttore di un’Azienda ospedaliera con un bilancio da 300 milioni: i conti erano gli stessi».


Ha ricevuto due avvisi di garanzia nel suo passato: come sono terminati i procedimenti?
«Archiviati in entrambi i casi e dopo pochi mesi»..


Ha avuto incarichi dal sindaco di Forza Italia, Albertini, poi è stato direttore generale nella Regione di Formigoni e nel 2016, con l’arrivo di Maroni, si è salvato ma finendo a Pavia. Per chi batte il suo cuore politico considerato anche il suo quinquennio nella squadra di Berlusconi ?


«Intanto, mai avuto tessere. Ho lavorato bene con tutte le amministrazioni di centrodestra. A Legnano dipendevo da una giunta monocolore leghista. Berlusconi? Certo, lo conosco ma non ci sentiamo tutti i giorni».


Ormai è un ex direttore socio-sanitario cioè un manager chiamato a integrare la sanità degli ospedali con quella del territorio: le Marche devono ricostruire proprio la rete del territorio: ci si aspetta molto da lei e ha anche due incarichi.
«Sono pronto, non mi sono mai tirato indietro. Con le responsabilità ho iniziato a 27 anni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA