ANCONA - Già i primi di giugno l’assessore regionale alle Sanità aveva impresso una prima accelerata alla situazione difficile delle liste d’attesa accavallatesi durante questi 18 mesi di pandemia. Un vertice con i vertici della sanità e delle aziende ospedaliere per capire la direzione da prendere e da quali basi partire. Prossimo step, venerdì. Quando Saltamartini si aspetta di avere sulla sua scrivania una radiografia dettagliata dello stato dell’arte e il piano per smaltire le richieste, pregresse ed attuali.
L’obiettivo
Missione difficile, anzi difficilissima perché il Covid continua ad essere l’ostacolo numero uno nella organizzazione della diagnostica e della prevenzione sanitaria.
La riorganizzazione
Se la pandemia ha sostanzialmente paralizzato le prestazioni di tipo D (30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami diagnostici) e le P (visite ed esami da effettuare entro 180 giorni), il ripristino delle agende (prenotazioni e presa in carico) e la rimessa in opera delle liste di garanzia deve fare i conti con la necessità di provvedere a tutte le misure antivirus nel caso di controlli con macchinari specifici, come Tac o Risonanza magnetica. «I tempi si allungano inevitabilmente e in maniera preoccupante - continua l’assessore - e se in un’ora si potrebbero fare quattro risonanze con la sanificazione si dimezzano. Per questo motivo ho chiesto a Cup e vertici della sanità di portare il resoconto dettagliato delle liste d’attesa: occorre riorganizzare il servizio tenendo conto delle misure antivirus e verificando anche l’età dei macchinari per provvedere a nuovi acquisti. Dopo 18 mesi di pandemia occorre affrontare la situazione in maniera sistemica. Non possiamo rinviare ancora». Soprattutto bisogna valutare caso per caso i pazienti con l’aiuto dei medici generici e specialisti, per verificare se nel periodo Covid le necessità assistenziali fossero cambiate.
Le divergenze
Ci si può infatti trovare di fronte a diverse situazioni: pazienti le cui indagini cliniche sono state registrate al Cup come D o P, ma che poi, per il lungo trascorrere del tempo ed il bisogno assistenziale emergente si sono trasformate in urgenti (U) o brevi (B), oppure pazienti che, precedentemente prenotati come P (procrastinabili), oggi potrebbero avere la necessità di essere riclassificati diversamente in termini di priorità.
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