I prezzi delle materie prime salgono: gli allevamenti rischiano grosso. La razza Marchigiana è un autentico prodotto di eccellenza

I prezzi delle materie prime salgono: gli allevamenti rischiano grosso. La razza Marchigiana è un autentico prodotto di eccellenza
I prezzi delle materie prime salgono: gli allevamenti rischiano grosso. La razza Marchigiana è un autentico prodotto di eccellenza
di Andrea Fraboni
3 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Novembre 2021, 10:29

ANCONA - Non si arresta l’impennata dei prezzi delle materie prime destinate alle produzioni zootecniche iniziata lo scorso anno, che sta mettendo alla prova molte attività, compreso l’allevamento. Uno scenario che potrebbe portare a squilibri dirompenti sul mercato nazionale e internazionale e in particolare al settore agro-zootecnico marchigiano. Proprio l’aumento esponenziale del costo delle materie prime e dei costi dell’energia necessari all’attività degli allevatori delle Marche rappresenta una delle criticità maggiori. Il rischio è di mettere in ginocchio tutto il settore che rappresenta una fetta importante dell’economia regionale. 

 
La sofferenza
Il grido d’allarme lo lancia il presidente di Bovinmarche, Domenico Romanini: «Il comparto zootecnico - dichiara - è in forte sofferenza per via dell’aumento continuo dei prezzi delle materie prime. Nell’ultimo anno i mangimi composti + 5,7 % le materie prime + 14,2%. Una tendenza che sembra inarrestabile e che mette in ginocchio i nostri piccoli allevamenti. Tutte le materie prime, in particolare le proteiche sono schizzate in alto. La soia da 33 euro il quintale ha raggiunto picchi di 70, il mais da 17 euro è passato a oltre 30 euro il quintale, il girasole da 17 a 27, anche il colza è aumentato del 60%, addirittura la paglia da 6/7 euro è passata a 12 euro. A questo si è aggiunta nell’ultimo mese l’improvviso aumento dei costi dell’energia e dei carburanti che comporterà un ulteriore aggravio nel bilancio per gli allevatori in termini di costo dei trasporti e di macellazione. Tutto ciò senza poter compensare la perdita di marginalità sui consumatori già duramente provati da quasi due anni di pandemia».

A rischio c’è l’interruzione dell’attività di allevamento se non si interviene da subito in merito ai rincari vertiginosi che stanno colpendo pesantemente le aziende. «In gioco - continua Romanini - c’è il futuro dell’allevamento marchigiano, un’attività sostenibile, fatta di piccole stalle, di pascolamento nelle aree marginali, che consente di non abbandonare le aree montane e preservare il territorio dal dissesto. Per questo gli allevatori con la loro presenza e con le loro attività, continuino a essere le “sentinelle del territorio”. L’agricoltura, infatti, in montagna ha un ruolo strategico nella tutela del territorio e uno straordinario valore per la biodiversità vegetale. La pandemia ci ha insegnato che produrre cibo, insieme alla salute, è la cosa essenziale, che viene prima di tutto».


Le altre criticità
Questa grave crisi si va ad innestare su altre criticità che da tempo affliggono il settore della carne. «C’è subito da sottolineare – continua il presidente Romanini – che le aziende agricole marchigiane sono perfettamente integrate nel territorio sul quale hanno un impatto ambientale pienamente sostenibile e, ancora di più, concorrono alla conservazione del bellissimo paesaggio rurale marchigiano. Sono allevamenti che producono alta qualità con metodi tradizionali, rispettando la dignità e il benessere degli animali e dell’ambiente in cui vivono. A questo - conclude Romanini - si aggiunge l’opinione diffusa che la carne faccia male e che sia una delle principali cause di malattie, ma sappiamo benissimo che alcuni aminoacidi essenziali per l’alimentazione umana possiamo ricavarli solo da fonti animali, a meno che non vogliamo davvero arrivare a produrre carne sintetica in laboratorio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA