Marche, emergenza acqua. Prime ordinanze di razionamento. La Regione: «Per ora non possiamo chiedere lo stato di calamità». Ecco perché

Marche, in 10 giorni rischio emergenza idrica. Aguzzi: «Per ora non possiamo chiedere lo stato di calamità, ma se il meteo non cambia, non mi sento di escluderlo»
Marche, in 10 giorni rischio emergenza idrica. Aguzzi: «Per ora non possiamo chiedere lo stato di calamità, ma se il meteo non cambia, non mi sento di escluderlo»
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 22 Giugno 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 13:30

ANCONA L’emergenza siccità ha attanagliato nella sua morsa le Marche e l’Italia. Le precipitazioni ridotte al lumicino - nella nostra regione si stima un -53% rispetto alla media degli ultimi 10 anni - ed un caldo torrido destinato a durare ancora per diversi giorni, hanno creato i presupposti per un’allerta che riguarda tanto l’utilizzo dell’acqua in agricoltura, quanto l’idropotabile. Non a caso, le Regioni hanno chiesto al governo - che nei prossimi giorni dovrebbe emanare un decreto con cui introdurre le prime misure per la riduzione degli sprechi, come un razionamento nell’uso dell’acqua - di dichiarare lo Stato di emergenza, così da poter contare sull’aiuto della protezione civile nazionale per gestire la delicata situazione. Ieri c’è stato un primo confronto in Conferenza delle Regioni, che oggi verrà replicato alla presenza del capo del dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio.

 
Le Regioni
«Benché non fosse all’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni di oggi (ieri per chi legge, ndr), il tema dell’emergenza siccità è stato posto sul tavolo - fa sapere l’assessore con delega alle Risorse idriche, Stefano Aguzzi -.

Ho fatto notare come questa fase di emergenza vada affrontata con i mezzi a disposizione, ma in prospettiva bisogna iniziare a mettere in campo risorse per realizzare nuovi invasi, così da poter immagazzinare l’acqua durante l’autunno e l’inverno. Servono uno studio e la progettazione, per capire dove sarebbe il caso di metterli e quanto potrebbero costare. Ma in ogni caso, non sono finanziamenti che può mettere in campo la Regione. Deve pensarci lo Stato, magari utilizzando una parte dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Domani (oggi, ndr) porterò questo appello anche all’incontro con Curcio». Ma nell’attesa, si guarda al contingente. Per il momento, Palazzo Raffaello non ha previsto misure straordinarie come il razionamento dell’acqua, «ma se queste condizioni meteo si protrarranno, e sembra proprio che sarà così, le situazioni di emergenza - l’amara considerazione di Aguzzi -, da qui ad una decina di giorni, emergeranno. Nella provincia di Pesaro Urbino, in particolare, lo do per scontato». Non a caso, è proprio un Comune del Pesarese ad aver fatto da apripista sulle ordinanze in materia: la sindaca di Montelabbate, Cinzia Ferri, ha infatti firmato il provvedimento sul “Risparmio idrico e la limitazione per l’utilizzo dell’acqua potabile”, in vigore fino al 30 settembre. Ieri mattina, l’assessore Aguzzi e la protezione civile regionale hanno fatto un sopralluogo per verificare le condizioni dei bacini fluviali del Pesarese: «Non è ancora necessario attivare i pozzi di emergenza di Sant’Anna e di Burano, ma se continua a non piovere, entro luglio dovremo aprirli - spiega ancora il titolare della delega -. Prima veniva fatto in via del tutto emergenziale, ma negli ultimi tre anni è stata la regola. E mi auguro che lo stesso scenario non si replichi nel sud della regione, dove questi pozzi di emergenza per alimentare i fiumi non ci sono». La situazione dei bacini idrici, in realtà, non è rosea in nessuna zona delle Marche.


I bacini idrici
Quello più in affanno è il bacino che fa riferimento alla diga di Cingoli e che serve le province di Macerata e di Ancona, ma anche la diga di San Ruffino, nel Fermano, e quella di Gerosa, nell’Ascolano, hanno perso gran parte della capacità di ricarica e sono in affanno soprattutto nel segmento dell’idropotabile. Un quadro critico che non cambierebbe neanche se, da qui ai prossimi giorni, dovesse arrivare qualche precipitazione: non è infatti questo il periodo giusto per l’immagazzinamento delle risorse idriche negli invasi. La scorta viene fatta tra l’autunno e l’inverno, ma quest’anno, si diceva, i mesi freddi non hanno portato piogge ed anche la neve è arrivata con il contagocce. Dunque lo stato di penuria idrica difficilmente potrà essere invertito a stretto giro di posta. «Per il momento, la situazione nella nostra regione, a differenza, per esempio, del Piemonte, non è tale da chiedere lo stato di calamità, ma non voglio escluderlo. Se il trend resta questo, l’emergenza ci sarà anche da noi. Il minimo che posso chiedere a tutti è di fare attenzione nei consumi, limitandoli dove possibile, come ad esempio evitando di lavare l’auto», la chiosa di Aguzzi.

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