ANCONA L’emergenza siccità ha attanagliato nella sua morsa le Marche e l’Italia. Le precipitazioni ridotte al lumicino - nella nostra regione si stima un -53% rispetto alla media degli ultimi 10 anni - ed un caldo torrido destinato a durare ancora per diversi giorni, hanno creato i presupposti per un’allerta che riguarda tanto l’utilizzo dell’acqua in agricoltura, quanto l’idropotabile. Non a caso, le Regioni hanno chiesto al governo - che nei prossimi giorni dovrebbe emanare un decreto con cui introdurre le prime misure per la riduzione degli sprechi, come un razionamento nell’uso dell’acqua - di dichiarare lo Stato di emergenza, così da poter contare sull’aiuto della protezione civile nazionale per gestire la delicata situazione. Ieri c’è stato un primo confronto in Conferenza delle Regioni, che oggi verrà replicato alla presenza del capo del dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio.
Le Regioni
«Benché non fosse all’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni di oggi (ieri per chi legge, ndr), il tema dell’emergenza siccità è stato posto sul tavolo - fa sapere l’assessore con delega alle Risorse idriche, Stefano Aguzzi -.
I bacini idrici
Quello più in affanno è il bacino che fa riferimento alla diga di Cingoli e che serve le province di Macerata e di Ancona, ma anche la diga di San Ruffino, nel Fermano, e quella di Gerosa, nell’Ascolano, hanno perso gran parte della capacità di ricarica e sono in affanno soprattutto nel segmento dell’idropotabile. Un quadro critico che non cambierebbe neanche se, da qui ai prossimi giorni, dovesse arrivare qualche precipitazione: non è infatti questo il periodo giusto per l’immagazzinamento delle risorse idriche negli invasi. La scorta viene fatta tra l’autunno e l’inverno, ma quest’anno, si diceva, i mesi freddi non hanno portato piogge ed anche la neve è arrivata con il contagocce. Dunque lo stato di penuria idrica difficilmente potrà essere invertito a stretto giro di posta. «Per il momento, la situazione nella nostra regione, a differenza, per esempio, del Piemonte, non è tale da chiedere lo stato di calamità, ma non voglio escluderlo. Se il trend resta questo, l’emergenza ci sarà anche da noi. Il minimo che posso chiedere a tutti è di fare attenzione nei consumi, limitandoli dove possibile, come ad esempio evitando di lavare l’auto», la chiosa di Aguzzi.
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