ANCONA - La stangata del caro carburante ha colpito il trasporto pubblico locale marchigiano, finito in una sorta di labirinto senza uscita. E la ripresa delle lezioni a settembre amplificherà le criticità già in essere. Le aziende del settore, penalizzate dai corrispettivi più bassi d’Italia, hanno visto da un lato diminuire gli incassi a causa della pandemia, tra restrizioni della capienza e pendolari in smart working, e dall’altro aumentare i costi in maniera improvvisa e consistente col rincaro dei carburanti.
Solo un intervento tra Stato e Regione potrà indicare un’uscita dal labirinto.
Le previsioni
La previsione di qualche tempo fa è che il caro carburante impatti per 2 milioni di euro in più sul bilancio annuale di Conerobus. Una previsione destinata a crescere. «La Regione sta lavorando ad alcune misure di contenimento, ma l’entità del fenomeno richiede interventi urgenti dello Stato, analogamente a quanto è avvenuto per l’emergenza Covid, peraltro ancora gravante sui ricavi del settore» afferma l’assessore regionale Guido Castelli che parla di «effetto notevolissimo» del caro carburante sul sistema dei trasporti pubblici scolastici. Sulla stessa linea il presidente della Start di Ascoli Piceno Enrico Diomedi che sottolinea un’altra incognita autunnale legata alla pandemia: ad eventuali nuove restrizioni e alla percezione di rischio contagio nei bus da parte della gente. Tra le possibili strategie difensive ipotizzate da Diomedi per combattere il caro carburante anche quella di un taglio dei servizi, meno corse per risparmiare. Diomedi sottolinea come tutte le Regioni abbiano chiesto al Governo di posticipare di 2-3 anni lo stop della transizione ecologica che impone l’acquisto dei mezzi a metano proprio per continuare col gasolio e tamponare l’aumento del carburante. «Al bando gli autobus responsabili dell’1% dell’inquinamento ma non le auto. Acquistiamo mezzi nuovi ma le case produttrici sono tutte straniere» è la riflessione Mario Pollicelli, direttore della fermana Steat, che descrive la situazione come «allarmante». Nel Fermano, le aziende di trasporto ricevono l’indennizzo più basso delle Marche che a sua volta è la regione con il corrispettivo più basso d’Italia. «Un chilometro a Verona viene retribuito 4 euro contro una media marchigiana di 1,50 euro» afferma Pollicelli.