ANCONA - Ci sono voluti tre giorni di dibattito «matto e disperatissimo», parafrasando Giacomo Leopardi, ma alla fine si è giunti al traguardo. Ieri l’aula del Consiglio regionale ha approvato a maggioranza - 19 favorevoli, otto contrari (Pd e RinasciMarche) e due astenuti (Ruggeri del M5s e Lupini del Gruppo misto) - la legge 128 che riforma dalle fondamenta il settore della sanità.
«L’atto più importante di questi due anni alla guida della Regione - ha sottolineato il governatore Francesco Acquaroli - a cui dovrà fare seguito il nuovo Piano sociosanitario, che credo sarà depositato come proposta di legge ad iniziativa della giunta nelle prime settimane di settembre.
Le critiche
Diametralmente opposta la lettura data dai banchi delle opposizioni, che hanno puntato il dito contro il rischio di mettere in competizione tra loro le Ast, finendo per non garantire omogeneità nella qualità dei servizi. «Un’interpretazione abbastanza bizzarra, una sottolineatura infondata», il commento tranchant di Acquaroli, a cui fa seguito la bordata del Pd che, in merito all’articolato in generale, parla di «un intervento legislativo irricevibile, costruito sulla mistificazione e l’incompetenza». Ed ancora: «Affermare come fa la giunta che attraverso l’istituzione di cinque Ast dotate di personalità giuridica si definisca un modello sanitario più vicino ai cittadini, più efficiente, più produttivo e più economico, è una “bestemmia laica” contro i principi della Costituzione e contro il diritto universale alla salute». I dem la toccano piano, insomma. La capogruppo 5 stelle Ruggeri fa invece notare come «l’eccessiva fretta di concludere sia stata criticata anche dai professionisti e dai territori, soprattutto a fronte della radicale trasformazione prospettata sull’assetto sanitario marchigiano».