Sanità, la Regione Marche chiede fino a 10 milioni alle aziende che forniscono dispositivi medici

Sanità, la Regione Marche chiede fino a 10 milioni alle 83 aziende che forniscono dispositivi medici
Sanità, la Regione Marche chiede fino a 10 milioni alle 83 aziende che forniscono dispositivi medici
di Martina Marinangeli
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Domenica 18 Dicembre 2022, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 15:48

ANCONA - Il meccanismo si chiama payback e impone alle aziende fornitrici di dispositivi medici di pagare un conto salatissimo per contribuire al ripiano degli sforamenti della pubblica sanità. Oltre 2 miliardi di euro a livello nazionale, a cui contribuiscono anche i 292.197.000 euro registrati dalle quattro aziende ospedaliere marchigiane (Torrette, Asur, Inrca e Marche Nord). Una cifra da sborsare a partire dal prossimo 15 gennaio e che riguarda i superamenti dei tetti di spesa macinati tra il 2015 ed il 2018. I fornitori sono chiamati a contribuire, ciascuno in quota parte, al 40% dello sforamento del 2015, al 45% dal 2016 e al 50% dal 2017. Percentuali che si traducono in 136 milioni di euro totali di payback e che rischiano di far saltare i conti di molte delle 83 imprese marchigiane che operano nel settore. 


Il decreto


Dando seguito al decreto legge Aiuti-bis del 2020 che introduce questo meccanismo - ed a quello del Ministero della Salute dello scorso 15 settembre con cui viene certificato il superamento dei tetti di spesa per il quadriennio in questione - la Regione ha individuato le 1521 aziende fornitrici delle quattro aziende ospedaliere in quella finestra temporale, calcolando per ciascuna l’importo da versare.

Elenco messo nero su bianco nell’allegato al decreto 52 del 14 dicembre del dirigente del Dipartimento Salute di Palazzo Raffaello Armando Gozzini. La cifra più alta richiesta dalla Regione per il ripiano è di 9.246.598 euro (per l’intero quadriennio 2015/2018) alla Medtronic Italia spa con sede a Milano, seguita dai 5.999.093 euro chiesti alla Primed srl di Ancona. Pesano anche i 5.831.843 euro per il payback della Johnson & Johnson spa di Pomezia ed i 5.330.587 che dovranno essere restituiti dalla Gada Italia spa con sede a Roma.

Di poco sotto la soglia dei 5 milioni di euro (4.948.212 euro, per la precisione) il payback che viene richiesto alla Beckman Coulter srl con sede in provincia di Milano. E questo, solo per citare gli importi record. Ma sono in totale 33 le aziende che dovranno sborsare cifre superiori al milione di euro. Nel lungo elenco ci sono poi anche importi irrisori come i 0,86 euro chiesti alla Farmacia Ricciarelli di Urbino. Ma in molti casi la ghigliottina del payback potrebbe mandare in tilt i bilanci. Gli importi di ripiano per ciascuna azienda fornitrice di dispositivi medici sono stato calcolati «concorrendo in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa per l’acquisto di dispositivi medici a carico del Servizio Sanitario Regionale», spiega il decreto 52. Al fine di contestare alla radice questa manovra, centinaia di aziende del settore hanno impugnato davanti al Tar del Lazio il Decreto Ministeriale di accertamento del superamento dei tetti di spesa da cui parte la ripartizione dei ripiani. 


I ricorsi


Ed i primi ricorsi sono iniziati ad arrivare anche nelle Marche. Come quello fatto da Stefano Marconi, titolare della Rays di Osimo, che da trent’anni offre dispositivi medici di alta qualità. Prima di procedere con le riscossioni, si dovrà dunque attendere il pronunciamento della giustizia amministrativa, ma intanto le aziende fornitrici restano con il fiato sospeso, finite nella tagliola retroattiva del payback che ha colto tutti di sorpresa. 

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