Nell’agenda Marche (con il governo a trazione Fdl) treni, aeroporto, A14 e due ricostruzioni

Nell’agenda Marche (con il governo a trazione Fdl) treni, aeroporto, A14 e due ricostruzioni
Nell’agenda Marche (con il governo a trazione Fdl) treni, aeroporto, A14 e due ricostruzioni
di Martina Marinangeli
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Giovedì 29 Settembre 2022, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 19:37

ANCONA «Di sicuro dovremo parlare dell’autostrada». La butta sull’ironia amara l’assessore regionale e neo eletto senatore in quota FdI Guido Castelli. Arrivato per l’ennesima volta in ritardo ad una conferenza stampa, ieri ad Ancona, a causa degli ingorghi nel collo di bottiglia d’Italia, alla domanda su quali dovranno essere le priorità marchigiane da portare sui tavoli romani, la risposta è scattata spontanea.  Il nodo della terza corsia della A14 non può che trovarsi ai primi punti in agenda, insieme a tutte le altre carenze infrastrutturali che hanno condannato per decenni le Marche all’isolamento. Dalla gomma al ferro, il paradigma non cambia e si viaggia di ritardo in ritardo. Per raggiungere Roma dal capoluogo regionale (NB: non da un paesino abbarbicato sugli Appennini) ci vogliono in media 4 ore e mezzo. 


I treni 


Si va dalle 3 ore e 47 minuti con l’unico Frecciabianca giornaliero delle 7,10 - che peraltro non passa da Ancona, ma da Falconara, e quindi richiede anche il transito a bordo del regionale che collega le due città - alle 5 ore e 40 minuti della combo regionale-regionale veloce (che suona come un ossimoro) per Roma Tiburtina. I 930 milioni di euro (tra Pnrr e Contratto di programma 2022-2026 tra Rfi e ministero delle Infrastrutture) per il raddoppio della Orte-Falconara sono di certo una boccata d’ossigeno, ma i risultati in termini di risparmio di tempo sono ancora ben lontani dal vedersi. L’assist che alle Marche a guida FdI arriva da un governo nazionale dello stesso colore politico può tradursi in una spinta per accelerare l’iter, così come in un ok alla tanto agognata alta velocità in arretramento lungo la linea Adriatica.

Con il governo Draghi si è riusciti a strappare fondi per l’arretramento fino a Fano. Ora bisogna vedere se l’Esecutivo a trazione Meloni farà di meglio. 


Il Sanzio mai decollato


C’è poi il grande capitolo dell’aeroporto, mai del tutto decollato ed ora di nuovo su una china pericolosa, con il fondo Njord che detiene la maggioranza delle quote societarie intenzionato a vendere. Cattedrale nel deserto nei mesi invernali, quando il numero di voli si riduce al lumicino, manca completamente di collegamenti domestici con gli hub fondamentali. E su questo potrebbe dare una svolta la partita dei voli di continuità per Roma, Milano e Napoli che si è arenata nelle paludi della burocrazia. Sbloccare l’impasse diventa ora dirimente. Chiuso il nutrito capitolo delle infrastrutture, più croce che delizia delle Marche, si apre quello delle ricostruzioni post sisma e post alluvione. Due cataclismi che hanno finito per toccare tutte le province: Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno il primo; Ancona e Pesaro Urbino il secondo. La pattuglia di FdI eletta in Parlamento, nella conferenza stampa di ieri, ha promesso che la rinascita dei borghi sfregiati dal terremoto sarà una priorità e, per quanto riguarda il sostegno a chi ha perso tutto nell’alluvione del 15 settembre, la Regione sta cercando di recuperare dall’assestamento di bilancio ulteriori risorse rispetto ai 4 milioni di euro finora individuati per dare un aiuto immediato alle imprese, in attesa dei 5 milioni di euro promessi dal governo Draghi. Ultimo, ma non in ordine di importanza, l’utilizzo dei fondi della nuova programmazione europea 2022/2027. Da regione in transizione, avremo in dote oltre 1 miliardo di euro e dai capitoli di spesa all’interno dei quali Palazzo Raffaello decide di incasellare questi fondi, si definisce il futuro delle Marche. Vietato sbagliare. 
 

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