Reddito di cittadinanza: il campione raddoppia e i furbetti salgono addirittura al 50%: ecco i trucchi. L'Inps nelle Marche pronta alle revoche

Reddito di cittadinanza: il campione raddoppia e i furbetti salgono addirittura al 50%
Reddito di cittadinanza: il campione raddoppia e i furbetti salgono addirittura al 50%
di Andrea Taffi
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 04:55 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 08:29

ANCONA -  Altro che casi sporadici. Per i controlli a campione svolti dalla direzione regionale Inps sugli assegni erogati, il fenomeno dei furbetti dei redditi di cittadinanza nelle Marche sta acquisendo proporzioni sempre più preoccupanti. Raggiungengo l’imbarazzante quota di 1 percettore indebito ogni due domande controllate nel campione. Dai riscontri svolti il Corriere Adriatico ha potuto aggiornare l’anticipazione fornita alla fine di novembre sull’attività ispettiva amministrativa svolta della task force messa in campo dall’ente previdenziale territoriale. Si pensava a una quota di percettori indebiti sul 30% e invece siamo molto più in alto. 

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Rispetto alle 600 domande esaminate al tempo (con relative 400 richieste di integrazioni ai comuni e alle questure interessati e 40 revoche attivate nei casi più clamorosi), l’Inps ha ulteriormente allargato il cerchio del campione completando l’analisi dei fascicoli già aperti, raggiungendo quota mille.

L’altra precisazione è relativa alla scelta della campionatura su cui effettuare il controllo delle domande di Rdc. Un’attività che si è divisa su tre differenti campioni, differenti per tipologia e numero complessivo. 

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La tecnica di formazione dei campioni non è stata casuale. Su un totale di circa 20.000 domande presentate in regione a partire da aprile 2019, l’estrazione dei campioni è stato orientato sulla base di alcuni indicatori di rischio scremati della task force allestita dal direttore regionale dell’Inps Marche Fabio Vitale e guidata dal capo di Macerata, Giuseppe Doldo e dal dirigente regionale dell’area prestazioni Marco Mancini. Vediamole nel dettaglio. 


Per esempio sono stati considerati fattori di rischio. La composizione del nucleo familiare rispetto alle risultanze dell’ anagrafe nazionale della posizione residente. Secondo criterio: la presenza di redditi da lavoro dipendente in costanza di percezione del reddito di cittadinanza visto che è obbligo per il cittadino comunicare la variazione della condizione occupazionale con la presentazione del modello per il caso specifico. 


Terzo criterio: per i cittadini extracomunitari si è andati a verificare la regolarità del permesso di soggiorno (è utile solo il permesso di soggiorno per soggiornati UE di lungo periodo, quello per asilo polito e per protezione internazionale sussidiaria) rilasciato dalle questure. Su un numero complessivo di circa 1.000 domande, ne sono state controllate circa 700, sulle restanti 300 non sono arrivate risposte dagli uffici anagrafe di alcuni comuni, su altre 230 presentate da cittadini stranieri è stata avviata una collaborazione con le locali questure. 


E qui arriviamo al punto di caduta: su 700 domande controllate è emerso un tasso d’irregolarità di poco inferiore al 50%. Le storie più eclatanti sono imbarazzanti per l’uso che viene fatto dei soldi e che distorce il motivo fondante dell’istituzione della misura di welfare. Nelle pieghe del reddito di cittadinanza si sono infilati anche ludopatici, disonesti, persone superficiali, truffatori e persone sottoposte a misure detentive e limitative della libertà personale. Nelle prossime settimane partiranno le revoche collegate ai comportamenti fraudolenti con relative segnalazioni alla procura. Di più: il dato che rende evidenti alcune considerazioni.

La prestazione del reddito fondata sulla autocertificazione dei dati di differenti pubbliche amministrazioni ha proprio su questo aspetto il maggiore punto di debolezza, in quanto spesso i dati autocertificati si sono rivelati non veritieri. Punto secondo: non tutte le pubbliche amministrazioni hanno svolto le attività di controllo richieste dal legislatore. E i tempi erogazione, brevissimi (5 giorni dalla presentazione della domanda) previsti dalla legge non consento l’auspicabile controllo preventivo o tempestivo. L’aspetto più preoccupante però è che le sanzioni penali conseguenti alle dichiarazioni mendaci sembrano non essere un valido deterrente e quest’aspetto, ulteriormente, mina tutto il sistema. 

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