Quattro commissari e anche quattro governi ma zero gru ad Arquata

Quattro commissari e anche quattro governi ma zero gru ad Arquata
Quattro commissari e anche quattro governi ma zero gru ad Arquata
di Luigi Miozzi
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Lunedì 24 Agosto 2020, 05:55

Quattro anni, quattro governi, quattro commissari e zero gru. La forza dei numeri testimonia il fallimento della politica che dal 2016 non ha saputo dare risposte ad una popolazione come quella di Arquata che ha pagato il tributo più alto in termini di morte e distruzione. Tutto è fermo, o quasi, a quel tragico 24 agosto del 2016 quando alle 3,36 la terra tremò causando una lunga scia di sangue e macerie. Quelle stesse macerie che ancora oggi devono essere ancora del tutto rimosse. Rimangono ancora circa 40mila tonnellate di detriti da dover esser smaltiti rendendo ancor più complicato l’avvio di una ricostruzione che ancora non si vede. 

 
L’unica cosa che sono state realizzate sono le 200 casette distribuite nei setti siti individuati sul territorio aerquatano che hanno consentito a circa 470 residenti arquatani dei 1080 che risultavano dall’ultimo censimento di avere una casa “provvisoria” e di continuare a vivere nel paese dei due parchi. A questi si aggiungono i 150 cittadini che avendo subito danni lievi sono riusciti a rientrare nelle proprie abitazioni. Ma, a distanza di quattro anni, sono più di 450 quelli che ancora percepiscono il Cas e che, pertanto, hanno deciso di trasferirsi altrove in attesa che la propria casa venga ricostruita. Se, atutto questo, si aggiunge anche la burocrazia che rende tutto più difficile, il rischio di un progressivo e inesorabile spopolamento dell’entroterra montano si fa sempre più concreto.A rendere ancor più a tinte fosche il quadro, è l’atmosfera desolante che si respira soprattutto nei mesi estivi quando in molti tornavano nelle seconde case di Arquata e delle sue frazioni per trascorrere le vacanze arrivando a sfiorare le circa tremila persone che ogni anno si ritrovavano in quelle zone immerse nella natura. 

A partire, seppur in minima parte è stata la ricostruzione delle opere pubbliche . Dei 78 edifici danneggiati per un totale di oltre 155 milioni di euro, quelle che sono state finanziate per circa 41 milioni sono appena 39. Di queste una sola è stata completata e in un altro caso si sta procedendo con i lavori. Sono invece 24 quelle in fase di avvio, quattro in progettazione, 6 progettate e 3 decretate. Sono 12, gli edifici di culto i cui lavori sono stati finanziati per circa 9,5 milioni di euro. L’unica certezza è che la frazione di Pescara del Tronto, luogo simbolo del sisma del 2016, non rinascerà più dove era prima. Gli studi geologici portati avnti dall’università di Camerino, i carotaggi effettuati e il lavoro portato avanti dall’Ispra e dal Cnr hanno portato all’individuazione di due aree, nelle vicinanze di Pescara del Tronto dove ricostruire le circa 150 abitazioni. Una è quella presente nelle vicinanze del cimitero di Pescara. Sicuramente più ampia la seconda area trattandosi di un vasto appezzamento di terreno presente poco prima della frazione di Tufo. Ma potrebbero essere presese in considerazioni anche altre soluzioni.

Nei giorni scorsi, il vice sindaco Michele Franchi ha incontrato il presidente dell’Ingv, Carlo Doglioni che si è detto disponibile a definire le scelte e a valutare anche altre soluzioni per Pescara di concerto con l’amministrazione comunale, la struttura commissariale e lo studio di progettazione che fa capo all’archistar Stefano Boeri che si è aggiudicato la gara per redigere i Piani di recupero.

La prossima settimana verrà firmato il contratto con lo studio di progettazione e si spera che questo possa essere l’inizio della rinascita di Arquata. 

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