Primo caso sospetto di vaiolo delle scimmie nelle Marche: allarme rientrato, la giovane è negativa

Primo caso sospetto di vaiolo delle scimmie nelle Marche: allarme rientrato, la giovane è negativa
Primo caso sospetto di vaiolo delle scimmie nelle Marche: allarme rientrato, la giovane è negativa
di Maria Cristina Benedetti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Giugno 2022, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 02:42

ANCONA -  L’allarme rientra. Sfuma il primo caso sospetto nelle Marche di Monkeypox. La giovane cittadina italiana di origine straniera, residente in Francia con base a Loreto, che era ricoverata a Torrette, non ha il vaiolo delle scimmie. La sentenza è arrivata ieri, in serata, dal grande laboratorio di Pievesestina, una frazione a nord-ovest di Cesena. Un centro di riferimento per tutta l’Asur romagnola.

I campioni biologici prelevati dalla 24enne sono stati inviati lì alle 13 e 30, quando ormai era evidente che il reagente, necessario per sciogliere il nodo del contagio, atteso in quelle ore, sarebbe arrivato il giorno successivo.

Partito dalla Germania, dal tracciamento del carico risultava essere già in Italia. Ma non ancora ad Ancona, agli Ospedali Riuniti. 


Immediate sono scattate le contromosse. Due. La prima: inviare i campioni nel più vicino gabinetto di analisi con i test per il Monkeypox a disposizione. La seconda: dimettere la paziente. La ragazza, in buone condizioni cliniche e con le pustole che ingenerarono i maggiori timori in regressione, ha lasciato in mattinata il letto di Malattie infettive, del reparto diretto dal professor Andrea Giacometti. «In attesa del responso è stata posta in autoisolamento nella sua abitazione - spiega Arturo Pasqualucci, il direttore sanitario - non c’erano più le condizioni per tenerla in ospedale». Era lì dallo scorso 27 maggio, quando s’era presentata al pronto soccorso regionale con alcune lesioni che le segnavano il corpo, febbre, difficoltà respiratorie e linfonodi ingrossati. Era scattata l’allerta. 


I sanitari di via Conca avevano fotografato quelle vescicole, di dubbia natura, e avevano spedito le immagini allo Spallanzani di Roma. L’Istituto nazionale per le malattie infettive non aveva sciolto la prognosi. Inevitabile era stato predisporre il ricovero. In isolamento. Nessuna conseguenza, invece, per il figlioletto di quella donna, che era rientrata di recente da un viaggio in Francia dove s’era incontrata con gente di varie nazionalità, tra i quali degli spagnoli. Il bimbo, trasferito al pronto soccorso pediatrico del Salesi, era stato subito dimesso poiché asintomatico: era rientrato a casa, dalla nonna, in autoisolamento. Nel piccolo nulla rimandava a quella patologia virale: la temperatura corporea non era alterata, nessun dolore muscolare, né mal di testa, lombalgia, stanchezza o malessere generale. Soprattutto niente pustole. 


Nei giorni scorsi, in attesa di stabilire se il Monkeypox non fosse nulla di più che un sospetto, la donna era stata sottoposta a una serie di esami di laboratorio per escludere altri virus che generano lesioni esantematiche, eruzioni cutanee. Un procedere per eliminazione dettato dal fatto che il laboratorio di virologia di Torrette, diretto dal professor Stefano Menzo, ancora non aveva a disposizione il kit per analizzare il vaiolo delle scimmie. «Arriverà ad Ancona, domani (oggi, ndr). Sarà necessario nel caso si dovessero presentare altri casi». Pasqualucci resetta la data, ad allarme rientrato. Fine dell’autoisolamento

© RIPRODUZIONE RISERVATA