Il presidente di Elica Casoli: «Così potrà cambiare l’economia dell’entroterra. Adesso la messa in pratica»

Il presidente di Elica Casoli: «Così potrà cambiare l economia dell entroterra. Adesso la messa in pratica»
Il presidente di Elica Casoli: «Così potrà cambiare l’economia dell’entroterra. Adesso la messa in pratica»
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 17 Maggio 2022, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 08:52

ANCONA - Ci crede. Francesco Casoli converte il pensiero in positivo: «È il segno che ci si comincia ad aprire sul territorio montano». Ringrazia per quei 5,5 miliardi di euro con i quali le Ferrovie s’impegnano a disegnare un rinnovato scenario di mobilità. «Ora tocca metterlo in pratica», avverte il leader della Elica che, dall’isolata e appartata Fabriano, è riuscito a imporre al mondo le sue cappe. 


Presidente che fa? Dà un colpo di spugna al rovello del ritardo infrastrutturale delle Marche? Tutto dimenticato? 
«No.

Non guardo mai indietro, ma avanti. Abbiamo finalmente letto qualcosa che allarga il cuore. Quel piano di investimento fa ritenere che questa volta abbiamo una possibilità». 

Niente cantieri sull’autostrada A14 dal 24 giugno al 6 settembre. I lavori saranno sospesi anche per il ponte del 2 giugno

Sarà, ma sul raddoppio della strada ferrata Orte-Falconara è una vita che fantastichiamo. 
«Sì, è una vita. Ora dobbiamo fare in modo che si realizzi. Le risorse ci sono. Toccherà a noi far sì che il risultato venga portato a casa. Non devo star qui a ripetere quanto sia difficile raggiungere Fabriano. Riuscire a far passare merci, talenti e persone significa rivitalizzare l’economia dell’entroterra».


Non teme l’effetto bolla-di-sapone?
«Ho avuto la fortuna di vedere il progetto della nuova stazione di Genga: un capolavoro. Dobbiamo pensare a come intercettare le grandi direttrici del turismo perché quel luogo, con l’unicità delle grotte di Frasassi, è il polo d’attrazione delle Marche. Il territorio si modella su questi segnali. Noi imprenditori possiamo fare innovazione, ma i grandi cambiamenti passano attraverso i collegamenti, la mobilità». 


Perché si sofferma su quel piccolo borgo, nel cuore degli Appennini? 
«Perché lì il terminal dei treni sarà bello, avanzato e dinamico, avrà tutta una serie di infrastrutture esterne che trasformeranno la viabilità e non solo su ferro. Il sintomo che si comincia ad aprire il territorio montano. Mi passa una comparazione?».


Proceda. 
«L’economia di Bologna e Firenze è cresciuta grazie all’alta velocità. I lavoratori, seguendo le loro attitudini professionali, hanno cominciato a spostarsi in giornata, con facilità, da una città all’altra. Un bene, un arricchimento per tutti».


Di quel tesoretto, 2,7 miliardi sono previsti su strada.
«È scritto chiaro. È un progetto intermodale, coraggioso. Contempla, per esempio, il raddoppio della strada Torrette-Ancona, in modo tale da creare un’entrata dignitosa per il capoluogo di regione. Potenziare la ferrovia non è solo puntare sul ferro, ma anche e soprattutto sul come raggiungerla. Questo piano cambia il modo di spostarsi e di vivere. I precedenti non erano così coraggiosi».


Non concede nulla ai dubbi? 
«Niente. Dobbiamo solo dire grazie. Ora tocca passare alla messa in pratica».


Un sassolino nella scarpa che si vorrebbe togliere? 
«Dev’essere chiaro un punto: la gente deve capire che è per il progresso. Qualcuno sarà scontentato. Certo, i lavori per creare una stazione o per raddoppiare i binari creeranno disagi. Ma è per costruire il futuro. Vietato distrarsi». 

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