In porto la carica dei 35mila, tampone solo a chi sta male. Controesodo dai Paesi a rischio, test obbligatorio entro 48 ore (ma non ad Ancona)

In porto la carica dei 35mila, tampone solo a chi sta male. Controesodo dai Paesi a rischio, test obbligatorio entro 48 ore (ma non ad Ancona)
In porto la carica dei 35mila, tampone solo a chi sta male. ​Controesodo dai Paesi a rischio, test obbligatorio entro 48 ore (ma non ad Ancona)
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 26 Agosto 2020, 04:55

La scorsa settimana, al porto di Ancona, sono sbarcati 12mila passeggeri, 7mila solo tra venerdì e domenica (5.750 dalla Grecia e 1.250 dalla Croazia). Nel prossimo weekend, un altro da bollino rosso del controesodo dei vacanzieri, se ne attendono più di 6 mila. E tutti viaggiano sui traghetti (ne sono previsti 14 nel fine settimana) che fanno la spola tra Ancona e la Grecia o i porti croati di Spalato e Zara, due dei quattro Paesi più a rischio (insieme a Spagna e Malta) per la diffusione dell’epidemia e dunque soggetti a obbligo di tampone per i passeggeri che arrivano in Italia. Sono più 25mila i turisti sbarcati ad Ancona dal 12 agosto scorso, quand’è entrata in vigore l’ordinanza del ministro della Salute, e a fine mese saranno circa 35mila.
 
Dovranno essere sottoposti a tampone entro 48 ore dall’ingresso nel territorio italiano (a meno che non siano solo di passaggio verso altre destinazioni straniere) ma non nelle postazioni sanitarie del porto. Perché uno screening del genere creerebbe soste prolungate e assembramenti ingestibili, con i fiumi di tir, auto, camper, moto e turisti a piedi che scendono appena calati i portelloni, e manderebbe al collasso i laboratori marchigiani dove si testano i campioni per accertare la positività al Sars-Cov-2.

Il modello operativo adottato dal porto di Ancona prevede un doppio filtro. Ogni passeggero, prima di imbarcarsi per rientrare in Italia, deve compilare un’autodichiarazione che indica il luogo di residenza o di dimora. Inoltre, prima di salire a bordo del traghetto è sottoposto alla misurazione della temperatura: sopra i 37,5°, non viene imbarcato. I tamponi in porto vengono fatti solo a chi durante la navigazione abbia manifestato sintomi da infezione di Coronavirus. In questo caso si attiva il protocollo Covid del porto con spazi dedicati e separati e le verifiche sanitarie svolte in collaborazione con l’Azienda ospedaliera di Torrette fino al completo accertamento dello stato di salute del passeggero. Sono tre le stanze Covid attrezzate per trattare i casi sospetti: una sotto la sede dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, una vicino alle biglietterie e la terza al terminal delle crociere. Ma finora, in queste prime due settimane di filtro dai Paesi a rischio, sono state attivate solo due volte e sempre per passeggeri in partenza da Ancona, entrambi diretti in Grecia, e mai su viaggiatori in arrivo. Merito di un sistema di pre-filtraggio che l’Autorità portuale di Ancona ha attivato di sua iniziativa in aggiunta ai controlli che per legge spettano invece alle compagnie di navigazione. «Misuriamo la temperatura a tutti i passeggeri in partenza a piedi - spiegavano ieri all’AP di Ancona -, mentre per quelli a bordo di veicoli è impossibile dal punto di vista pratico, anche se almeno un viaggiatore per ogni veicolo, quello che si reca in biglietteria, viene monitorato per l’accesso ai locali». In questo modo l’Autorità portuale ha intercettato due casi sospetti: una passeggera arrivata in treno da Torino che si stava imbarcando ad Ancona per la Grecia a ridosso di Ferragosto con la febbre superiore a 37,5 (poi però il tampone ha dato esito negativo e la turista è partita il giorno dopo) e un altro passeggero con la febbre che il 18 agosto ha superato poi gli accertamenti successivi (pressione, saturazione dell’ossigeno e termomentro al mercurio) ed è stato fatto partire anche senza tampone. 

Per chi sbarca ad Ancona, a meno che non gli salga la febbre durante la traversata o inizi a tossire di continuo, non sono previsti test d’ingresso al porto, ma un percorso con una capillare informazione (tramite volantini multilingue e annunci a bordo) e l’indicazione delle misure da seguire per chi è diretto in una destinazione in Italia: avviso immediato alle autorità sanitarie del luogo di residenza o destinazione; viaggio di rientro e isolamento fiduciario una volta a destinazione fino all’esecuzione del tampone obbligatorio entro 48 ore dalla dichiarazione alle autorità sanitarie.

Informazioni vengono fornite anche a tutti i passeggeri diretti all’estero e agli autotrasportatori. «Un continuo confronto tra le Autorità sanitarie e le Istituzioni del porto ha confermato l’attuale modello organizzativo, l’unico che riesca a gestire i numeri degli sbarchi senza sovraccaricare il sistema sanitario locale», aveva detto nei giorni scorsi il presidente dell’Autorità portuale Rodolfo Giampieri. 

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