La riserva indiana del M5S con 4 sindaci nelle Marche. Fede: «Si riparte da Conte». L'emorragia dei consensi? Ecco come la spiega il senatore

Il senatore Giorgio Fede del Movimento 5 Stelle
Il senatore Giorgio Fede del Movimento 5 Stelle
di Maria Teresa Bianciardi
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Mercoledì 20 Ottobre 2021, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 16:35

ANCONA - Mettiamo da parte il dato più eclatante di queste Amministrative appena passate, ovvero l’astensionismo di massa che ha pesantemente orientato i risultati elettorali. Lasciamo indietro le scusanti e andiamo al sodo: cosa è successo al Movimento 5 Stelle nelle Marche che ha fatto eleggere in Parlamento nove deputati e cinque senatori?

Una pattuglia che è riuscita a cancellare con un colpo di spugna la supremazia dem ma che adesso si ritrova a rimettere insieme i tasselli di un puzzle che fa fatica a ricomporsi e che punta il tutto per tutto nella leadership conclamata di Giuseppe Conte. «C’è poco da parlare e molto da fare - ha scritto sui social l’ex premier - A partire dalla nostra immediata riorganizzazione, dalla nostra rinnovata capacità di saper rispondere ai territori, al cuore del nostro Paese».


L’autocritica
Parole confermate dal facilitatore regionale, il senatore marchigiano Giorgio Fede che guarda il bicchiere mezzo pieno: «Intanto a Castelfidardo abbiamo riconfermato il sindaco, Roberto Ascani - riflette -. Un risultato non da poco visto che questo è uno dei due comuni sopra 15mila abitanti che sono andati al voto nelle Marche». Ascani ha vinto al ballottaggio di domenica e lunedì con quasi il 60% delle preferenze contro Gabriella Turchetti (sostenuta dal centrodestra), figlia di Giuseppa Fattori conosciuta come “nonna Peppina”, simbolo della resilienza delle popolazioni terremotate del Maceratese. Tutta un’altra storia a San Benedetto, con 425 candidati, 5 coalizioni e 19 liste: «Una situazione così frammentata che non ci ha agevolato». Così a fare velocemente i conti, nelle Marche restano quattro sindaci a presidiare il territorio, più riserva indiana che roccaforte.

Assieme al fidardense Ascani, c’è Cinzia Ferri, 50 anni, primo cittadino di Montelabbate in provincia di Pesaro Urbino. Una delle poche donne sindaco elette in regione, per lei il mandato scade nel 2024. C’è ancora tempo.


La mappa
Nell’Ascolano, dove il centrodestra ha conquistato da tempo - nonostante le divisioni - le due città maggiori, ossia Ascoli e San Benedetto, c’è il sindaco di Castel di Lama Mauro Bochicchio a tenere alta la bandiera del Movimento 5 Stelle. Bochicchio, 48 anni, è stato eletto nel 2018 e guida un borgo di 8.511 abitanti secondo l’ultimo censimento. In provincia di Ancona, Roberto Ascani invece non è solo. A Fabriano nel 2017 è stato eletto sindaco Gabriele Santarelli, 44 anni, pentastellato in uno dei centri più caldi del Movimento assieme a Jesi. Quattro sindaci possono bastare dopo essere stati protagonisti di una rivoluzione politica che ha messo in ginocchio il centrosinistra, sferzato il centrodestra e ridisegnato la geografia dei partiti in Italia? Il senatore Fede non si nasconde dietro un dito: «Indubbiamente questo non è il nostro periodo più fulgido dove è stata evidenziata una cronica difficoltà a livello territoriale di superare il radicamento di altri storici partiti. Comunque al ballottaggio, in generale, ne siamo usciti mediamente. Non abbiamo confermato Roma e Torino, abbiamo perso Cattolica ma nelle altre sfide ci siamo stati, così come è accaduto a Castelfidardo». Parola d’ordine: ricostruire il Movimento. «L’effetto Conte si calibrerà più che altro sul nazionale, il vero test saranno le Politiche. Ma stiamo lavorando - conclude il facilitatore regionale - per presentarci alle Provinciali e ne parleremo con Conte proprio nei prossimi giorni. La sfida è ancora tutta aperta».

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