ANCONA - «Andare a pesca è diventato insostenibile». Con queste parole il presidente di Marineria d’Italia e d’Europa, il civitanovese Francesco Caldaroni commenta la decisione di non andare in mare fino a quando la situazione legata al prezzo del gasolio non sarà risolta. I tuoni di inizio maggio si sono trasformati, alla fine, in un blocco quasi totale della pesca. Quasi perché, per quanto riguarda le Marche, San Benedetto si è dissociata dalla protesta e dopo un riunione avvenuta ieri mattina e la messa ai voti della decisione, è stato stabilito che questa notte, il porto della Riviera delle Palme, sentirà accendersi i motori delle imbarcazioni.
Le differenze
Tutto il resto della Regione, invece, resterà ferma ai moli. «Le richieste avanzate per fronteggiare il problema del caro gasolio sono state ignorate e derise - afferma Caldaroni - per questo motivo la pesca italiana si fermerà per impossibilità di esercitare la propria attività.
Le richieste
«Quindici giorni fa abbiamo scritto al Governo - spiega il presidente degli Armatori Pescara Francesco Scordella - e nessuno ci ha dato risposte. I marittimi a bordo non ce la fanno più perché non riusciamo a garantire loro gli stipendi. Non riusciamo più a tirare avanti per questo motivo occorre trovare una soluzione al più presto. Questa è una situazione drammatica e a Roma se ne devono rendere conto». Scollegati, come detto, i marittimi del porto di San Benedetto che ieri mattina hanno ufficializzato, con una messa ai voti, la decisione di uscire in mare ugualmente e di farlo tre volte a settimana.«Abbiamo deciso - spiega Giuseppe Pallesca, della marineria sambenedettese - e di continuare con le attività di pesca. L’ho detto in passato e lo ribadisco, con la situazione internazionale in corso la richiesta fatta al Governo è inesaudibile e per questo motivo non ha senso mettere in piedi questa protesta togliendo giornata di lavoro, e di paga, a tanti imbarcati che devono mantenere la famiglia. Andiamo avanti per pagare spese ed equipaggi e per garantirci il sostentamento. Fermarsi ora non ha alcun senso e non porterebbe a nessun risultato» . La decisione è maturata questa mattina, a conclusione di un incontro delle marinerie d’Italia riunitesi nel mercato ittico di Termoli. Oltre 150 operatori, tra armatori e pescatori dell’Adriatico, si sono ritrovati nel porto termolese per discutere il «da farsi».
La polemica
«A distanza di due settimane dalle richieste inviate al Governo non è accaduto nulla. Non c’è stata alcuna risposta dalla scorsa riunione di Pescara - dichiara Paola Marinucci, Presidente dell’associazione armatori del Molise -. Per questo motivo si è deciso un nuovo fermo fino a domenica prossima. Non è uno sciopero ma uno stato di agitazione».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout