Guerra su San Bartolo e Gola della Rossa: «No ai blitz della politica nella gestione»

Guerra su San Bartolo e Gola della Rossa: «No ai blitz della politica nella gestione»
Guerra su San Bartolo e Gola della Rossa: «No ai blitz della politica nella gestione»
di Veronique Angeletti
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Martedì 27 Dicembre 2022, 07:05

ANCONA  - Fine anno con polemica politica sulle nuove proposte di gestione dei Parchi naturali. Per l’area protetta del San Bartolo, nel Pesarese, la bagarre si è scatenata sulla proposta di legge 97, a firma del consigliere regionale di FdI Nicola Baiocchi, che punta ad aumentare da cinque a sette i membri del consiglio di amministrazione (con le nomine dirette di Palazzo Raffaello che passerebbero da una a tre). I sindaci di Pesaro e Gabicce, Matteo Ricci e Domenico Pascuzzi, sono già saliti sulle barricate, parlando di una «proposta lesiva per l’ente». E per questo, hanno chiesto al governatore Francesco Acquaroli di «fermare il blitz». 

 

 

Le diatribe


Ma non c’è solo la partita del Parco del San Bartolo a scuotere le vacanze natalizie. Al Parco della Gola della Rossa e di Frasassi, si profila un divorzio non consensuale dall’Unione Montana Esino Frasassi. Ma andiamo con ordine. Il j’accuse, lato Pesaro, è firmato anche dalla consigliera regionale del Pd Micaela Vitri che denuncia «un tentativo di governare il Parco pesarese da parte della Regione che così aggiunge altre sedie alla sua lista di poltronifici» e di «un ennesimo atto di prepotenza da parte della maggioranza che ha imposto l’iscrizione d’urgenza della riorganizzazione». Mentre lato Ancona, i sette Comuni dell’Unione montana Esino Frasassi temono che si creerà un vertiginoso aumento delle spese (almeno 225mila euro) ed uno scompenso sull’unità già molto fragile del comprensorio. Per Cerreto d’Esi, Cupramontana, Fabriano, Mergo, Sassoferrato, Serra San Quirico e Staffolo, l’ipotesi di una nuova governance è del tutto antieconomica. E se intende coinvolgere meglio Genga e Arcevia, territori su cui ricade oltre il 60% dell’area protetta grande 10mila ettari (i due Comuni assenti del sodalizio montano), non considera che sono già membri attivi del Comitato di Coordinamento istituzionale del Parco.

«Comitato – evidenziano in una nota i sette sindaci coinvolti– che sin dal 2015, anno costitutivo dell’Unione, ha il compito di esprimere indirizzi e pareri su tutti gli atti di programmazione e pianificazione del Parco, sul bilancio preventivo e consuntivo». Poi, evidenziano l’inutile aggravio economico. «Mentre tutti gli altri Parchi regionali affidati ad un ente autonomo, spendono una cifra compresa tra i 20 e i 30mila euro all’anno solo per il funzionamento di organi, con la gestione dell’Unione montana Esino Frasassi la spesa è pari a zero». Spese in più a cui si aggiungerebbero i 60mila euro per la sede, strumenti e mezzi, e altri 225mila euro l’anno per il personale. Sono necessarie inoltre altre quattro figure specifiche dedicate al settore affari generali e al settore economico-finanziario. «L’ente - ricordano i sindaci - rimarrà senza fondi per l’invarianza finanziaria prevista dalla proposta stessa (Pdl 99/2022, prima firmataria, l’assessora leghista Chiara Biondi, ndr) dell’assemblea marchigiana».


Le ragioni


Ragioni economiche che vanno a sostegno di una piattaforma che abbraccia le alte terre dell’anconetano dove il nuovo ente si interporrebbe come un ennesimo nodo tra territorio e politica. «Questa proposta di legge – sottolineano - frantuma l’unità del territorio montano. Un’unità faticosamente ricostruita dopo lo scioglimento delle Comunità montane che non deve essere sottoposta ai venti originati dal cambio di maggioranze regionali o alla volontà di un assessore. Questa proposta di legge, se approvata, indebolirebbe ulteriormente un territorio che in questi anni ha gestito unitamente un Parco regionale».

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