Non piove più, i dati rispetto agli anni scorsi sono da incubo. Dal Tronto all’Esino i fiumi sono a secco: emergenza totale

Non piove più, i dati rispetto agli anni scorso sono da incubo. Dal Tronto all Esino i fiumi sono a secco: emergenza totale
Non piove più, i dati rispetto agli anni scorso sono da incubo. Dal Tronto all’Esino i fiumi sono a secco: emergenza totale
di Massimiliano Viti
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Mercoledì 23 Marzo 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 16:06

ANCONA - A proposito di carenza di materie prime. Ce n’è una che sta mancando più di altre: l’acqua. Nel mese di marzo, secondo i dati pubblicati sul sito internet dell’Assam, è caduto l’85% di pioggia in meno rispetto alla media 1981-2010. Il Nord della regione è più colpito rispetto al Sud. A Sant’Angelo in Vado, nell’ultimo mese, è caduto solo il 5% di pioggia rispetto alla media e dall’inizio dell’anno appena l’11% tanto da entrare nel territorio definito “severamente siccitoso” penultimo stadio prima della gravità.

Il climatologo Fazzini: «Situazione al limite ormai da trenta mesi in deficit idrologico. Maggio piovoso ma non possiamo sapere se basterà»

Anche Tolentino, con il 12% di precipitazioni, è sullo stesso livello.

Se andiamo più a Sud la situazione migliora, pur restando “all’asciutto”. Non solo le Marche sono in questa situazione, va detto. Tutta Italia accusa la carenza di acqua tranne che Sicilia e Calabria. 


Chi sta peggio è l’Emilia Romagna dove la situazione è particolarmente grave: il Po è talmente in secca che sul letto del fiume si può addirittura camminare e l’allarme è già scattato per le risaie che potranno essere allagate. A ruota ci sono le Marche. Dall’inizio dell’anno, si sono riscontrate minori precipitazioni rispetto alla media storica degli ultimi dieci anni. Ma anche il 2021 è stato piuttosto arido. Se continua così è facile prevedere un’estate a secco, con acqua che non mancherà solo nei campi coltivati ma anche nelle case e verrà razionalizzata. L’emergenza sta interessando più o meno tutti i corsi fluviali, ma il Tronto e l’Esino sono in piena siccità, con il terreno che affiora dall’acqua che continua inesorabilmente a prosciugarsi. E non piove. 


Guerra e pandemia hanno portato l’attenzione mediatica altrove ma, ormai è chiaro, che senza piogge consistenti in questa primavera, ci attende un’estate di fuoco in tutti i sensi. «La sofferenza idrica stia diventando un fattore endemico lungo la Penisola» aveva evidenziato Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, l’associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, commentando i dati del settimanale report dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, mentre il direttore Massimo Gargano aveva affermato: «Abbiamo la sensazione che non sia adeguatamente percepita la situazione». 


La siccità si aggiunge e amplifica il fenomeno del surriscaldamento globale, con un effetto diretto sulle colture. Troveremo la pesca della Valdaso coltivata in Emila Romagna mentre San Bendetto del Tronto sarà famosa per i suoi agrumi? Sembra uno scenario di fantascienza ma potrebbe essere non molto lontano dalla realtà. Basterà attendere due o forse tre decenni. Quando a causa del cambiamento climatico le pesche della Valdaso, per fare un esempio, non avranno più le caratteristiche organolettiche che le hanno rese famose, con le coltivazioni che pian piano migrano verso Nord. Non necessariamente una brutta notizia perché da questi cambiamenti potrebbero arrivare delle opportunità.

«La sfida è adattarsi al clima, non solo ripararsi dall’alluvione ma anche migliorare la qualità della vita. E magari arriverà una pesca migliore di quella attuale» conferma il climatologo Massimiliano Fazzini, con la presidente di Coldiretti Maria Letizia Gardoni che annuisce. Perché per l’agricoltura marchigiana l’imperativo è adattarsi. «Ci scontriamo con la tradizione ma confidiamo nelle giovani generazioni». L’auspicio è dei migliori ma in questo caso, nell’immediato, lo sguardo è rivolto al cielo terso di primavera. E sulle Marche continua a non piovere. 

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