«Sono il paziente 0 di Macerata, al rientro il mondo era diverso». Il dottor Sigona, positivo dal 27 febbraio: «Non dimenticherò mai quei brividi»

«Sono il paziente 0 di Macerata, al rientro il mondo era diverso». Il dottor Sigona, positivo dal 27 febbraio: «Non dimenticherò mai quei brividi»
«Sono il paziente 0 di Macerata, al rientro il mondo era diverso». Il dottor Sigona, positivo dal 27 febbraio: «Non dimenticherò mai quei brividi»
di Maria Teresa Bianciardi
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Venerdì 9 Ottobre 2020, 05:00

MACERATA - Tutto è iniziato i brividi. «Strani, improvvisi. Avevo appena terminato le visite in ambulatorio e salito in macchina ho iniziato a tremare. Ho pensato di avere la febbre altissima, ma una volta arrivato a casa il termometro segnava 37,1». Era il 26 febbraio e il dottor Marco Sigona, dermatologo maceratese e storico medico dello Sferisterio, pensava di avere contratto l’influenza.

«Avevo dolori alle ossa, mi davano fastidio gli odori, il gusto era alterato. E dopo una settimana non ero ancora migliorato». Il sospetto di avere contratto il Coronavirus si fa sempre più insistente e decide di sottoporsi al tampone «che non era semplice fare, perché eravamo agli esordi della pandemia e anche se ero un medico non esistevano corsie preferenziali». 

Il 6 marzo il dottor Sigona riceve la sentenza: positivo. «Credo di essere stato il paziente zero della provincia di Macerata, i casi nella parte più a sud delle Marche si contavano sulle dita e Mattia, il paziente zero d’Italia, si è ammalato il 21 febbraio». Inizia così il calvario in isolamento domiciliare. Il dermatologo oggi si dice fortunato, perché è riuscito a guarire dalla malattia senza dovere ricorrere alle cure ospedaliere: «Raffreddore, una modesta tosse e un lieve affanno respiratorio che ho sempre monitorato attraverso l’utilizzo del saturimetro e in stretto contatto con i colleghi di pneumologia a Macerata».

A metà percorso, si era addirittura prospettata l’ipotesi di una Tac toracica e un ricovero nella struttura di Camerino, «ma ho resistito e sono riuscito a cavarmela così, rispettando tutte le indicazioni terapeutiche». Mentre i contagi da Covid-19 galoppavano alla velocità della luce in Italia e nelle Marche soprattutto in provincia di Pesaro, le informazioni medico-scientifiche sottolineavano che i pazienti senza gravi sintomatologie si negativizzavano entro due settimane. «Trascorso quel periodo - ricorda il dottor Sigona - ero felicissimo. Non vedevo di fare il tampone per tornare alla vita ed uscire finalmente da casa. Ma mi aspettava una dura realtà da affrontare». Il test infatti è risultato ancora positivo: «È come se mi fosse crollato il mondo addosso». 

In tutto il medico maceratese è stato in isolamento per cinquanta giorni, tornando al lavoro subito dopo Pasqua. «E ho trovato un mondo diverso: fuori c’era il lockdown, le strade erano deserte, tutto sembrava immobile.

E anche in ospedale. Ero abituato ai corridoi pullulanti di pazienti in attesa delle visite, invece regnava un silenzio irreale». Adesso il dermatologo è tornato alla vita di sempre, diviso tra studio e ambulatorio, ma il Coronavirus non lo ha ancora del tutto abbandonato. «Sono più stanco rispetto a quando mi sono ammalato, soprattutto psicologicamente ti provano le settimane in cui sei constretto a stare rinchiuso in una stanza, isolato da tutti e da tutto. I test sierologici a cui mi sottopongo ciclicamente dicono che ho sviluppato gli anticorpi al virus: eppure so di persone che, pure avendolo contratto, non hanno sviluppato la carica immunitaria. Questo conferma che il Covid-19 è una malattia a sè, diversa da tutte le altre».

Marco Sigona, appena guarito ha voluto raccontare il suo calvario per far capire che il Coronavirus può colpire chiunque e che bisogna rispettare tutte le norme per cercare di contrastare la divulgazione dell’infezione». Il medico maceratese non sa di preciso dove possa avere contratto l’infezione: «Da un paziente asintomatico o a Bologna durante la finale di pallavolo di Coppa Italia, giocava la Lube. Ma adesso questo non ha più importanza».

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