Pasticcio-Africano: dal ministro al silenzio degli innocenti. Così tutti hanno sbagliato tutto. E gli errori continuano

Il porto di Ancona
Il porto di Ancona
di Andrea Taffi
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Venerdì 18 Giugno 2021, 03:45

ANCONA - Da una parte Fratelli d’Italia allineato al Movimento Cinque Stelle, dall’altra la Lega sullo stessa barricata del Partito Democratico. Una scena mai vista. Basterebbe questa istantanea per racchiudere lo scombiccherato assetto politico creatosi dopo il pasticcio per la nomina di Matteo Africano in porto. Purtroppo per quanto sia vicino al teatro dell’assurdo, qui non c’è traccia di Ionesco: è fredda cronaca.

Il day after del pesantissimo j’aIccuse dal dem Gariglio in commissione Trasporti alla Camera, controfirmato in filigrana dal Carroccio, è la polaroid (sbiadita) di un gruppo di venditori di panelle, come nell’incipit del Giorno della Civetta di Sciascia: gente che due mesi dopo la denuncia del Corriere Adriatico (Quello che non ci convince di Africano, ricordate?) continua a fare finta di non sapere e sta ancora con la testa sotto la sabbia. Le consulenze contestabili di Singapore, la scarsa attività in materia portuale, i redditi di un professionista appena iscritto all’albo: avevamo scritto tutto. 

Ma chi per marcare ciecamente il territorio (FdI), chi per assolvere la ragion di stato (l’alleato Lega), chi per conclamata insipienza (il Pd che non ha sorretto compatto Giampieri), chi per sostegno iconoclasta al nuovo che avanza (M5S) tutti si sono girati dall’altra parte. Svegliandosi oggi di soprassalto e scoprendo che l’ingegner Africano non ha i numeri per guidare un porto che potenzialmente non solo ha su un piatto d’argento gli 80 milioni per il raddoppio di Fincantieri, ma potrebbe avere un fondale di 14 metri adiacente a una banchina a mare da 600 metri, un home port per le crociere, una strada veloce per l’uscita - finalmente - nel giro di 10 anni. And counting, direbbero gli americani, cioè: e tanto altro. 


Invece la decantazione inacidita di questo pasticcio genera un contesto imbarazzante in cui non si sa dove è il diritto e il rovescio: il ministro che ha nominato l’ingegnere di Roma (ma non era sicurissimo di Africano tanto da non volere altre ipotesi?), il governatore Acquaroli e Fratelli d’Italia che ributtano la palla al Mit e al Pd (ma non avevano esercitato un’intesa, un gradimento, oltre al veto su Giampieri?), la Lega primo azionista di palazzo Raffaello che con quasi il 23% prima se ne sta in un cantuccio e ora, vivaddio, scarica il presidente per caso.

Scegliete voi a chi affidare le panelle. E vogliamo parlare del centrodestra unito che ha sterilizzato ogni carica possibile fino alle vicepresidenze consigliari e, all’ingresso in regione, non si è accorto che c’era la call in scadenza per il presidente dell’autorità portuale riducendosi a scegliere i candidati degli altri?


Non è male anche il Pd che quanto a pasticci non è secondo a nessuno: anche loro avevano la porta vuota e la palla da spingere in rete per Giampieri. Niente. Oggi sono tutti in silenzio, il silenzio degli innocenti ovviamente. Per non parlare dei Cinque Stelle che, oggi, a candidatura ormai ridotta a simulacro, continuano a garantire che Africano è «competente e preparato». Terra chiama Cinque Stelle, insomma. Il quotidiano delle Marche può ribadire che tutti i posti di comando, politici ed economici, di questa regione sono commissariati, può offrire spunti di analisi per sottolineare che se non ci si aggrega siamo destinati a morire di stenti, può provocare fino al sarcasmo avvicinando la classe dirigente a dei venditori di panelle. Continueremo a farlo, se necessario. Ma se si va avanti così il destino che ci aspetta è quello, non c’è Sciascia che tenga.

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