Orte-Falconara, a rischio i fondi del Pnrr per mezzo miliardo. Il governo: «Progetto troppo complesso»

Orte-Falconara, a rischio i fondi del Pnrr per mezzo miliardo. Il governo: «Progetto troppo complesso»
Orte-Falconara, a rischio i fondi del Pnrr per mezzo miliardo. Il governo: «Progetto troppo complesso»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 31 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:06

ANCONA - Nei corridoi romani che si diramano tra i vari ministeri, le chiamano «opere chimera». Inserite all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, hanno un coefficiente di complessità tale da rendere complicato pensare di riuscire a completarle nei tempi stretti dettati dal cronoprogramma europeo. Il 31 dicembre 2026 rappresenta il traguardo ultimo: quello entro il quale va garantito non solo il completamento del cantiere, ma anche il collaudo dell’opera. E considerando i templi biblici italiani quando si parla di lavori pubblici, non è difficile fare l’equazione. 


I nodi


E tra i progetti ereditati su carta dall’attuale esecutivo, ce ne sono alcuni che, alla prova dei fatti, potrebbero restare cantieri ben oltre la scadenza, perdendo cioè il finanziamento di Bruxelles. In particolare - se le interlocuzioni con la Commissione europea non porteranno a slittamenti o proroghe della deadline - a rischiare sarebbero le cosiddette «diagonali ferroviarie dell’Appennino». Cioè il raddoppio della tratta Orte-Falconara e quello della Roma-Pescara. «Progettazioni complesse», ammette il sottosegretario alle Infrastrutture Edoardo Rixi, «su cui siamo molto indietro ed è difficile pensare che si possano realizzare in tempi così brevi». 


L’iter


Va detto che non tutto il raddoppio della Orte-Falconara beneficia dei fondi del Pnrr e il tratto principale che viene finanziato dal canale europeo - il lotto 2 tra Genga e Serra San Quirico - ha ottenuto, la scorsa settimana, il via libera dal Ministero dell’Ambiente sulla compatibilità ambientale del Progetto di fattibilità tecnico-economica (con qualche mese di ritardo sulla tabella di marcia, per dovere di cronaca). Tuttavia, una fonte tecnica del governo vicina al dossier ragiona: «È difficile capire come sia stato possibile immaginare che, pur completando l’iter burocratico in tempo, si possano riuscire a realizzare sei gallerie entro il 2026».

E in effetti, tra Genga e Serra San Quirico, sono sei i tunnel previsti dal progetto: Galleria Valtreara, Galleria Genga, Galleria Mogiano, Galleria Ponte Chiarodovo, Galleria La Rossa e Galleria Murano.

Opere già complesse, che lo diventano ancora di più nei tempi risicati pretesi dal Pnrr. Al di là del non trascurabile sos scadenze lanciato, ci sono due considerazioni di carattere più politico da fare. La prima, è che a sollevare queste osservazioni è il Ministero delle Infrastrutture.

Ergo la casa base della Lega. E non si può non notare che le direttrici ferroviarie messe sotto i riflettori partano proprio dalle due regioni - Marche e Abruzzo - a guida Fratelli d’Italia, ingombrante alleato di governo con cui la convivenza è difficile. L’altro elemento non trascurabile è l’asse politico Ancona-Roma: non è un mistero per nessuno il rapporto privilegiato che lega il governatore Acquaroli alla premier Meloni e, anche se il mezzo miliardo di Pnrr al momento messo sulla Orte-Falconara dovesse saltare, nulla vieta che Palazzo Chigi garantisca alle Marche risorse attraverso altri canali di finanziamento. Come quelli dei Contratti di Programma, già moltiplicatori di risorse proprio sulle rotaie che da Ancona viaggiano verso Roma. 


I precedenti


Nel CdP 2022/2026, per esempio, sono stati stanziati finanziamenti aggiuntivi per la Orte-Falconara pari a 460 milioni di euro. Della durata di cinque anni, questi Contratti possono essere rivisti e corretti anche annualmente, dunque margine di manovra per veicolare altri fondi, nel caso venissero persi per strada quelli del Pnrr, ci sarebbero. Tuttavia, considerando da quanto tempo le Marche attendono rotaie che le facciano uscire dall’isolamento e dal Medioevo infrastrutturale, un’ennesima battuta d’arresto nel collegamento verso Roma avrebbe il sapore di una beffa difficile da digerire.

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