Siccità, ordinanze in 60 Comuni nelle Marche: a un passo dallo Stato d'emergenza

Siccità, ordinanze in 60 Comuni nelle Marche: a un passo dallo Stato d'emergenza
Siccità, ordinanze in 60 Comuni nelle Marche: a un passo dallo Stato d'emergenza
di Francesca Pasquali
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Mercoledì 6 Luglio 2022, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 08:40

ANCONA - È questione di giorni. Appena la Protezione Civile definirà i parametri, la Regione chiederà lo stato d’emergenza per la siccità. Palazzo Raffaello vuole essere certo di avere tutte le carte in regola, prima di inoltrare la richiesta che dà accesso ai fondi per fronteggiare la crisi. Ma dovrebbe essere solo un pro-forma. Almeno a sentire Stefano Aguzzi.

La relazione in consiglio regionale

Relazionando in Consiglio, l’assessore alla Protezione Civile ha spiegato che la situazione delle Marche non è ancora critica, ma che i requisiti di cui sopra dovrebbero, comunque, esserci. «Attualmente, non siamo in sofferenza – le parole di Aguzzi –, ma, se dovessero continuare l’assenza di piogge e questo caldo, la questione potrebbe cambiare nelle prossime settimane, soprattutto laddove i prelievi vengono effettuati nei fiumi che stanno soffrendo particolarmente, cioè quelli non legati agli invasi a monte».

A ieri, erano 60 i Comuni che, accogliendo l’invito della Regione, hanno emesso l’ordinanza contro lo spreco dell’acqua potabile: 24 tra Pesarese e Urbinate, 17 nel Maceratese, 9 nell’Anconetano, 7 nel Fermano e 6 nell’Ascolano.

Ordinanze anti spreco in 60 Comuni

«La crisi è generalizzata su tutto il territorio e su questo non si può intervenire. Per quanto riguarda l’approvvigionamento dai bacini gestiti dal Consorzio di bonifica o dalle aste fluviali, non c’è un’emergenza in corso, ma potrebbe nascere soprattutto in alcuni territori», ha spiegato Aguzzi che la settimana scorsa, a Roma, ha incontrato il Dipartimento di Protezione Civile. E che ha spiegato come le cinque dighe gestite dal Consorzio «hanno 4 milioni di metri cubi d’acqua stoccati in più rispetto al 2021». Ma, se la regione non è ancora al limite, ci sono comunque le aziende da tutelare. Da qui, l’impegno a chiedere lo stato d’emergenza, arrivato dopo il voto unanime del Consiglio a un ordine del giorno, con primo firmatario il consigliere del Partito Democratico Fabrizio Cesetti. Oltre alla richiesta di estendere alle Marche il provvedimento già accordato a Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Piemonte, l’odg impegna il presidente Francesco Acquaroli a prevedere ristori per gli agricoltori colpiti dalla siccità e a ottimizzare meglio la risorsa idrica.

I nodi nelle Marche

Se ogni estate ci si ritrova tra ordinanze e rischi di razionamento, per Claudio Netti, la responsabilità è «dei gestori, bloccati nella quotidianità e, ciclicamente, proiettati nell’emergenza». «Negli anni passati, c’è stato chi ha lavorato per realizzare opere e affrontare periodi come questo e chi no», dice il presidente del Consorzio di bonifica delle Marche. Che assicura: «Gli agricoltori serviti dal consorzio non devono temere nulla, perché l’irrigazione procede nonostante la siccità abbastanza importante di quest’anno». Una situazione «prevedibile», per Netti, quella che si trova ad affrontare la regione. «Già quando abbiamo realizzato i bacini – spiega –, si sapeva che il trend sarebbe stato di una riduzione delle piogge. Quelli che oggi denunciano una crisi di approvvigionamento che hanno fatto? Serve una cabina di regia regionale, composta solo da soggetti che non hanno interessi economici in gioco, che superi il provincialismo, per avviarsi verso una strategia di mitigazione di questo rischio».
 

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