Gli operatori turistici all'attacco: «Volete hotel di qualità? Pronti, però ci servono visione chiara e risorse»

Gli operatori turistici all'attacco: «Volete hotel di qualità? Pronti, però ci servono visione chiara e risorse»
Gli operatori turistici all'attacco: «Volete hotel di qualità? Pronti, però ci servono visione chiara e risorse»
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Sabato 5 Marzo 2022, 04:25

ANCONA - Ai nostri hotel manca appeal. Siccome non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio, va detto che ci sono anche lodevoli eccezioni, ma la media è ferma al secolo scorso. E basta camminare per il lungomare o per il centro delle principali città della regione per rendersene plasticamente conto. Qualcosa nell’ultimo quinquennio si è mosso, ma serve uno scatto in più, o le Marche continueranno ad essere tagliate fuori da importanti segmenti di mercato con ampia capacità di spesa. 
 
«Dal 2017, le strutture sono migliorate tantissimo, ne sono rimaste poche ancorate al retaggio degli anni ‘70-‘80 – guarda al bicchiere mezzo pieno Emiliano Pigliapoco, presidente Federalberghi Marche –. La maggior parte si sono riqualificate, anche grazie al bando avviato nel 2017, che ha visto oltre 100 strutture aderire e ricevere i finanziamenti. Auspichiamo che la Regione approvi un nuovo bando per poter dare un’ulteriore possibilità di riqualificare le strutture». Vero è che ci sono ancora molti alberghi che sembrano sospesi nel tempo e, sulle ragioni di questa incapacità di entrare nel XXI secolo, «ogni struttura ha una storia a sé: magari la causa è legata a problemi familiari, o non si è creduto fino in fondo nel proprio lavoro».

Una falla nel sistema, però, c’è sempre stata: la fascia medio-alta del mercato turistico resta fuori dai radar, anche perché ci sono solo tre hotel 5 stelle in tutta la regione. «Sui 5 stelle – osserva Pigliapoco –, va aperta una parentesi, altrimenti si rischia di spendere molti soldi per rimanere con una cattedrale nel deserto.

Al momento, nella nostra regione quella tipologia di clientela di fascia alta non è molto presente: la Regione deve fare un programma che invogli questo segmento di turisti a venire da noi». 


C’è però chi, nonostante le evidenti difficoltà, ci ha creduto e ce l’ha fatta. Nardo Filippetti ha realizzato il primo hotel 5 stelle nelle Marche, l’Excelsior di Pesaro, e per capire cosa serve per riuscire nell’impresa «servirebbe una Treccani», ironizza. «Il punto non è se c’è un mercato tale da rendere appetibile la realizzazione di un 5 stelle – scende nell’analisi del problema –. La domanda va posta al contrario: ci sono hotel 5 stelle per cui andare a sollecitare la domanda? Il mercato c’è, non ci sono gli alberghi. Sta all’imprenditore andare a fare analisi di mercato e poi investire. Nelle Marche, la situazione è rimasta generalmente ferma agli anni ‘60 forse perché non c’è stato il passaggio generazionale».

Cosa servirebbe, dunque, per invertire la rotta? «Se la politica della Regione è fatta solo per i numeri e per fare massa, senza dire cosa siamo in grado di offrire e senza incentivare il prodotto, chiaro che la clientela da 5 stelle non viene. Ma il nostro Paese può salvarsi solo con alberghi di qualità, dato il costo della manodopera. Non possiamo competere con alberghi di bassa categoria e con prezzi bassi». E per Filippetti, «la qualità non è data solo dall’albergo in sé, ma dall’ospitalità, dalla formazione del personale, dal servizio. La Regione deve dare una visione chiara di dove vuole portare le Marche dal punto di vista turistico. Se c’è una visione chiara, i grandi imprenditori che fanno turismo vengono qui ad investire». 


Punto di vista condiviso da chi è riuscito a portare un hotel di livello in una realtà critica come il capoluogo regionale. Nel progetto del suo Seeport, affacciato sul porto dorico, Guido Guidi ci ha creduto ed investito, spinto «dall’amore per la destinazione dopo tanti anni negli Stati Uniti». Ma l’amore non basta. Per qualificare l’offerta servono tre pilastri: «collegamenti adeguati, perché ora siamo un’isola all’interno della nazione, formazione, ed apertura ad investitori internazionali». Allargando lo zoom, Guidi osserva come manchino una «regia per costruzione della comunità turistica e l’investimento in formazione. Essendoci pochi alberghi di qualità, non è cresciuta una professionalità legata al settore».

E lancia una proposta: «Svecchiamo l’Istao e facciamolo diventare un’alta scuola di formazione per hotellerie, che in Italia manca». Un laboratorio pratico in questo senso è proprio il Seeport, «un centro di ricerca dell’hotellerie che lo sta rendendo vincente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA