ANCONA - Proroga del Superbonus 110%, semplificazione della procedura, aggiornamenti dei prezziari regionali su base trimestrale e non annuale, formazione per aumentare la forza lavoro e qualificare funzionari pubblici e tecnici. Sono le medicine più rilevanti individuate da Patrizia Terzoni, deputata fabrianese del Movimento 5 Stelle, per cercare di fluidificare il coagulo che si è formato a causa del flusso di richieste di interventi per la ricostruzione post sisma e il Superbonus e che l’offerta non riesce a soddisfare.
«Il Superbonus va prorogato, in tempi brevi, almeno a fine 2023 per tutti gli interventi ammessi» afferma senza incertezza Terzoni che segnala come la richiesta di proroga, benché costosa, trova larga maggioranza tra le forze politiche. Tra l’altro, sempre a firma Terzoni, il Movimento ha chiesto di inserire nel computo del rimborso anche altri lavori e nuove spese. È il caso delle spese di trasloco o affitto temporaneo (max 6.000 euro e una sola annualità) nel capitolo sisma bonus. «Alcuni lavori relativi al sisma bonus, specialmente nei condomini, non partono perché l’inquilino o il proprietario non vuole o non ha le risorse per affrontare le spese di trasloco» spiega la deputata che prosegue: «Abbiamo previsto anche altre misure capaci di facilitare l’accesso al sisma bonus, particolarmente importante nelle Marche». Un altro ostacolo all’accesso del Superbonus è la procedura complicata. «Le semplificazioni procedurali arriveranno nel Decreto Semplificazione, in discussione alla Camera» spiega Terzoni che esorta i cittadini a sanare eventuali abusi edilizi.
I controlli
I rischi
Quello delle Marche è del 2020 ma non è congruo rispetto all’attuale mercato. Sullo sfondo, come ha riferito Terzoni, lo spettro che la situazione possa peggiorare quando partiranno le opere pubbliche finanziate col Pnrr. Prendiamo l’esempio di una gara di appalto vinta da un’azienda che nel momento della effettiva realizzazione dell’opera pubblica si trova un listino prezzi dei materiali che presenta notevoli aumenti. L’impresa preferirebbe rinunciare al lavoro con immaginabili conseguenze? «Abbiamo previsto l’istituzione di un fondo per l’Adeguamento dei Prezzi sul modello di quello cosiddetto “Salva opere” qualora, in caso di insufficienza delle risorse in capo alla stazione appaltante, si debba intervenire per assicurare la copertura economica» afferma Terzoni.
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