Le Marche scivolano verso il Sud? «Meglio gli investimenti di aiuti e sovvenzioni»

Le Marche scivolano verso il Sud? «Meglio gli investimenti di aiuti e sovvenzioni»
Le Marche scivolano verso il Sud? «Meglio gli investimenti di aiuti e sovvenzioni»
di Andrea Taffi e Massimiliano Viti
9 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Aprile 2021, 08:50

La sveglia è arrivata. Dopo tante statistiche ecco il quadro generale che unisce i punti e racchiude la nuova fotografia delle Marche: un secondo Mezzogiorno, insieme all’Umbria. Con queste parole gli studiosi della Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno hanno sintetizzato gli indicatori degli ultimi dodici anni che documentano un calo demografico che va oltre il saldo negativo tra mortalità e natalità, un crollo del Pil (25% in Umbria e 18% nelle Marche) negli ultimi 13 anni e una situazione occupazionale preoccupante. L’assessore regionale al Bilancio Castelli : «Serve una rappresentanza politica sul tema, ci diano i soldi e le agevolazioni che ha il Sud».

1 Lei si sente industriale/sindaco del secondo Mezzogiorno d’Italia?

2 Teme si possa scivolare ancora più giù?

3 Si potrebbe per qualche anno chiedere lo stesso pacchetto di sgravi e agevolazioni che ha il Sud?

4 Sarebbe un vantaggio essere assimilati alla clausola che dà precedenza al Meridione per la decontribuzione al 30%? In pratica, se in Italia il costo unitario del lavoro è 25 euro all’ora, la riduzione degli oneri previdenziali che gravano sul salario lordo di un dipendente lo porta a 15 euro

5 Non teme l’effetto Cassa del Mezzogiorno? Quando l’Ascolano perse quello scudo protettivo entrò in una crisi profondissima 

6 Agevolando si sgonfia la capacità competitiva di un sistema?

DAVIDE BROCCOLI
Manager Vetrotec - Vallefoglia (Pu)

«Non sovvenzioni ma investimenti per colmare il gap infrastrutturale»

1 «No. Ma non è una questione di territorio. È innegabile che abbiamo il quadro economico di una regione in difficoltà, così come altre, ma i problemi non li risolviamo con agevolazioni e sussidi. Occorre un’altra cura».

2 «Spero di no. È difficile fare una previsione oggi. Dipende molto dalla velocità della vaccinazione. Chiaramente non solo nelle Marche. Se la vaccinazione procede a ritmo spedito, ritengo che nella seconda metà di quest’anno ci sarà un miglioramento che potrebbe anche compensare quanto perso nel primo semestre. Viceversa, se la campagna di vaccinazione procederà a rilento, le possibilità di una ripresa si allontana. Inoltre, alcuni settori stanno andando bene e potrebbero trainare tutta l’economia regionale». 

3 «Non sono favorevole a sgravi e agevolazioni. Sono favorevole agli investimenti. Così valorizziamo la nostra regione, facendola diventare più accessibile, con una qualità più alta dei servizi offerti, con una componente economica industriale fiorente. Accetterei aiuti solo per le aree terremotate». 

4 « La decontribuzione a cui si fa riferimento non deve essere circoscritta solo ad alcuni territori ma dovrebbe riguardare tutta l’Italia, dove il costo del lavoro è elevato. Ma questa è una riforma di tante altre che sono necessarie come quella della spesa pubblica, la burocrazia e tante altre».

5 «Non sovvenzioni ma investimenti per poter colmare il famoso gap infrastrutturale. Ma questo è solo un esempio. L’entroterra non è facilmente accessibile, la costa non ha collegamenti idonei. Abbiamo problemi di trasferimento, logistico industriali con collegamenti limitati. Strade, porti, aeroporti e ferrovie sono sotto tutti sotto dimensionati e non adeguati alle necessità. Fino alla banda larga. Sono tutti elementi che una regione deve avere. Non sono opzioni. La competitività di una impresa non può prescindere da ciò. Mi rendo conto che è difficile e che ci vuole un po’ di tempo ma dobbiamo cominciare». 

6 «Ripeto che con le agevolazioni non risolviamo il problema se dietro non c’è una politica costruttiva, con obiettivi a medio e lungo termine e capace di offrire al sistema imprenditoriale gli strumenti per poter competere.

Perché finiti gli sgravi fiscali, le imprese torneranno ad avere gli stessi problemi di prima con le stesse difficoltà competitive di prima».

DANIELA BARBARESI
Segretario regionale Cgil Ancona

«Se si pensa al costo del lavoro siamo lontani dal bersaglio»

1 «No, ma va detto che il dossier della Svimez, non ci ha sorpreso affatto. Gli indicatori che per le Marche risultavano in picchiata. A questi si sono aggiunti i dati sul declino demografico che vedono le Marche perdere 17 mila abitanti in un solo anno».

2 «La pandemia ha aggravato difficoltà e ritardi accumulati dal nostro sistema produttivo senza contare il fatto che negli ultimi 10 anni nelle Marche si sono persi 20 lavoratori dipendenti nel sistema manifatturiero, a fronte di 38 mila lavoratori in più nel terziario, ma che hanno lavori prevalentemente a tempo parziale o precari. L’aspetto più grave è che non c’è nessuna discussione e nessuna proposta in campo su come far ripartire l’economia: senza una strategia chiara e definita da parte della Regione Marche, con la quale non c’è stata finora nessuna vera interlocuzione. È urgente aprire al più presto un confronto su progettualità e azioni di sistema». 

3 «Nelle Marche c’è bisogno di costruire le condizioni per un nuovo modello di sviluppo accompagnando la transizione verso un’economia digitale e green, coniugando coesione e sviluppo, per rendere il territorio sempre più sostenibile sul piano sociale e ambientale, attrattivo e competitivo sul piano economico. Vanno affrontate le debolezze infrastrutturali delle Marche che sono sotto gli occhi di tutti. Ma oltre agli investimenti pubblici sono indispensabili quelli privati ed è necessario che anche il sistema delle imprese faccia con coraggio la propria parte.».

4 «Non è la decontribuzione la ricetta di cui c’è bisogno. No alla logica degli incentivi. La crisi delle Marche è una crisi di competitività e di produttività e finora si è pensato di affrontarla solo attraverso l’abbassamento del costo del lavoro, esternalizzando, frantumando i processi produttivi, precarizzando e svalorizzando il lavoro stesso. Bisogna investire innanzitutto nel lavoro di qualità, nelle competenze». 

5 «Il rischio è più che concreto, così come lo è quello di mettere in competizione tra loro, lavoratori, imprese e territori». 

6 «Le agevolazioni possono rappresentare una risposta immediata ma poi finiscono per inibire la capacità competitiva di imprese e territori. Nelle Marche servono investimenti, ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico e soprattutto qualità del lavoro e dell’occupazione».

GABRIELE VIRGILI
Presidente Cantiere delle Marche Ancona

«Il Nord viaggia a un altro ritmo. Gli aiuti? Preferisco soffrire ora»

1 «Vivo due realtà. Ho aziende in Veneto come ad Ancona. Si tratta di categorie merceologiche diverse ma vedo grandi differenze: per accesso geografico, infrastrutture e sistema finanziario. Qui siamo fuori dagli asset nazionali nonostante ad Ancona agendo nella nautica di lusso viviamo una dimensione internazionale. Se ti giri e guardi l’entroterra o i fornitori, ti rendi conto del gradino enorme che c’è tra noi e i concorrenti».

2 «Lo temo e spero che non avvenga. Purtroppo realisticamente credo che dei nodi arriveranno al pettine, per forza. Vedremo l’onda lunga della pandemia per diverso tempo». 

3 «Io personalmente dico no. Da imprenditori dobbiamo combattere con le capacità che abbiamo. Credo che il modello Mezzogiorno appiattisca le dinamiche competititive. Inoltre si genera una mentalità del prendo e scappo. Io li ho davanti i capannoni senza tetto del Mezzogiorno».

4 «Il problema del costo del lavoro c’è sempre stato in generale. Incide in maniera importante però una botta del genere sarebbe troppo forte. Se potessi sceglierei una via di mezzo, non il 30% con cui si uscirebbe dal mercato. Credo che serva un po’ di equilibrio. Mi spiego: oltre a chiedere, gli imprenditori dovrebbero farsi un esame di coscienza. Accetterei tout court misure come per il Sud? Io non ne sarei cosi certo e vorrei capire che cosa comporta. Se accetterei di soffrire subito piuttosto che domani quando le agevolazioni poi sparirebbero? Bella domanda: oggi potrebbe essere una medicina ma la realtà è che la valutazione andrebbe fatta da ogni singolo imprenditore. Io ci vedo più rischio che opportunità. Preferirei soffrire adesso». 

5 «Chiaramente sì. Noi abbiamo anche aziende a Teramo. Ma tra Teramo e Ancona non vedo differenze. Il salto lo vedo tra Marche e Veneto: c’è proprio un altro passo in termini di vivacità imprenditoriale e istituzionale, un tessuto vivo. E la crisi c’è anche su però ti propongono e ti stimolano. Qui invece tabula rasa». 

6 «Secondo me sì. Cambierebbe in maniera definitiva gli equilibri. Sarei per il non accettare le agevolazioni. Prima inizia il periodo duro post pandemia, prima finisce. E prima inizia la risalita. La storia del nostro territorio è questa. Se si continua a tenere in piedi ballerine tutto questo ricadrà sull’indotto». 

ANNARITA PILOTTI
Amministratore delegato Loriblu Porto Sant’Elpidio

«La competitività è già persa. Sconto Sud devastante per noi»

1 «Non lo so. Quello che è certo è che la zona dove risiedo e dove c’è la sede della mia azienda è stata considerata area di crisi complessa, e quindi da sostenere, già prima dell’arrivo della pandemia. Figuriamoci oggi quali sono le condizioni. Se dobbiamo essere il Nuovo Mezzogiorno va bene a parte che arrivino gli stessi aiuti. Ma vedo che gli aiuti veri prendono da altre strade. Mi riferisco allo sconto Sud ovvero alla decontribuzione sul costo del lavoro».

2 «Sicuramente scivoleremo ancora. Almeno per il settore moda, il 2021 sarà un anno peggiore del 2020. Per noi l’apertura dei negozi non è sufficiente per risollevare il bilancio. Occorrono i consumi e se gli stranieri non possono venire in Italia e gli italiani sono in smart working, questi non saliranno di certo. Questo vuol dire che la produzione andrà molto a rilento. I ristoranti saranno pieni quando riapriranno, i migliori avranno la fila fuori ma questo non accadrà per i negozi di scarpe. E quando i prodotti moda non si vendono, non possono essere ripresentati l’anno successivo». 

3 «Credo davvero che per rialzarsi le Marche, per il tessuto imprenditoriale che hanno, per il sistema manifatturiero che hanno, abbiano bisogno di un aiuto. Aiuto che può essere di varia natura. Sia come sostegno economico diretto alle imprese e sia come aiuto per accrescere la competitività aziendale. Parlo della promozione del territorio, le infrastrutture. Abbiamo bisogno di un territorio che dia alle imprese gli stessi strumenti di competitività di altre zone».

4 «Sì. Noi calzaturieri lo chiediamo da tempo. La decontribuzione al Sud del 30% crea una concorrenza sleale all’interno dello stesso paese. E il costo del lavoro incide molto sul costo totale del prodotto finito. Il 30% è un vantaggio enorme per i nostri competitor. Nelle Marche arrivano le griffe del lusso a produrre. Griffe che troveranno prezzi più convenienti dalle aziende abruzzesi, pugliesi, campane. Credo che alla decontribuzione debba essere affiancato anche lo sblocco dei licenziamenti e la proroga della cassa integrazione». 

5 «La competitività la stiamo perdendo già ora. Non mi preoccuperei tanto se corriamo il rischio di non esserlo domani». 

6 «Il problema è che siamo già sgonfi. Noi marchigiani dobbiamo tornare ad essere competitivi. Occorrono liquidità e consumi. Su questo credo siano d’accordo tutti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA