Un'odissea senza fine: anche per i pazienti oncologici visite ed esami sono a ostacoli

Un'odissea senza fine: anche per i pazienti oncologici visite ed esami sono a ostacoli
Un'odissea senza fine: anche per i pazienti oncologici visite ed esami sono a ostacoli
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Domenica 19 Marzo 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 19:35

ANCONA  - È già grave che una persona sana debba aspettare tempi biblici per prestazioni come mammografie, ecografie o colonscopie, perché così si mette a rischio la prevenzione. Ma quando a dover fare i salti mortali per riuscire ad accedere ai controlli prescritti sono pazienti oncologici, la gravità sfocia nell’emergenza, e si deve intervenire immediatamente. 

 

I casi


La scorsa settimana, il Corriere Adriatico ha raccontato il travaglio di un uomo di Falconara, operato per un tumore alla prostata, a cui il Cup, da ottobre, risponde che non ci sono posti disponibili (neanche tra 2 anni) per una colonscopia con endoscopio flessibile.

Uno degli esami da presentare alla visita oncologica fissata ad aprile e che, con ogni probabilità, mancherà all’appello nella cartellina dei referti. E ancora: un’anconetana di 78 anni, che ha subito tre interventi oncologici - due al seno e uno al colon - è stata costretta ad un tour forzato in giro per le Marche per riuscire ad ottenere quei controlli necessari al follow up. Due esempi - tra i tanti - che restituiscono l’immagine plastica del problema, temporale e geografico, delle liste di attesa andate fuori controllo dopo lo tsunami Covid. Una criticità che spinge verso la sanità privata dove - per ovvie ragioni - posto si trova quasi nell’immediato e vicino a casa. Ma così la cure rischiano di diventare un privilegio per ricchi, e in un Paese che fa della propria sanità pubblica un vanto, uno scenario del genere non può essere accettato.

Perciò, nelle Marche (come nel resto d’Italia) ci si sta muovendo per cercare di recuperare i tempi di attesa. Palazzo Raffaello porta avanti incontri quotidiani con il Sistema sanitario regionale per trovare una soluzione, con l’obiettivo di garantire prese in carico su base provinciale, ma siamo ad anni luce dal centrarlo. Nel frattempo anche i soggetti più fragili, come appunto i pazienti oncologici, restano incastrati negli ingranaggi di un sistema che non sta funzionando come dovrebbe. E in generale, alcune delle prestazioni tra quelle monitorate dal Ministero della Salute per garantire i Livelli essenziali di assistenza - sembrano essere più a corto di posti di altre. Nella pagina web per verificare le disponibilità Cup, per l’ecografia ostetrica scattano le liste di garanzia ormai da più di un anno per ogni livello di priorità: brevi (prescrizione che deve essere fornita in un tempo non superiore a 10 giorni dalla prenotazione), differite (entro 30 giorni per la visita e 60 per gli esami) e programmabili (entro 120 giorni). Per una prima visita andrologica, riuscire a trovare un posto con priorità B e D è un miraggio. 


Il monitoraggio


E questo si traduce in tempi di attesa lunghissimi. L’ultimo aggiornamento del monitoraggio ex ante - che consiste nella rilevazione del tempo di attesa tra la data della richiesta della prestazione e quella di erogazione prospettata - risale a gennaio e traccia un quadro decisamente preoccupante. Per una colonscopia totale con priorità B, il tempo medio di attesa arriva fino a 165 giorni, per un test cardiovascolare da sforzo fino a 288 giorni, per un ecodoppler dei vasi periferici fino a 238 giorni. E per i test con priorità D, la situazione non migliora: Per una mammografia bilaterale, il tempo medio di attesa stimato per una visita differita arriva fino a 228 giorni, mentre per un’ecografia bilaterale della mammella, fino a 90 giorni. Serve una soluzione prima di subito.

© RIPRODUZIONE RISERVATA