Nuovo codice degli appalti, le Marche approvano: «Ossigeno per l'economia, si velocizza l'iter»

Nuovo codice degli appalti, le Marche approvano: «Ossigeno per l'economia, si velocizza l'iter»
Nuovo codice degli appalti, le Marche approvano: «Ossigeno per l'economia, si velocizza l'iter»
di Martina Marinangeli
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Sabato 1 Aprile 2023, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 12:43

ANCONA - Svolta per accorciare i tempi biblici delle procedure per realizzare opere pubbliche, o provvedimento che rischia di scoprire il fianco alla corruzione? Il nuovo Codice degli appalti licenziato dal Governo Meloni martedì scorso - e in vigore da oggi - ha polarizzato il dibattito, con tanto di monito del presidente dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione) Giuseppe Busia. Il motivo del contendere sono soprattutto le soglie sotto alle quali non saranno più necessarie le gare d’appalto.


Gli scaglioni


Nello specifico: fino a 150mila euro si procede con affidamento diretto: da 150mila euro a 1 milione, la procedura negoziata senza bando prevede l’invito di 5 imprese. Numero che sale a 10 per i lavori sopra il milione di euro e sotto la soglia Ue di 5,38 milioni. Una semplificazione che inevitabilmente ha creato polemiche ma, secondo Stefano Violoni, presidente Ance Marche «si sta facendo un po’ troppo allarmismo su un Codice di cui non si conoscono ancora bene nemmeno i dettagli». Cala il ragionamento nella pratica: «Si va verso una procedura negoziata - che altro non è se non una gara - riservata ad un massimo di 10 imprese». Dunque niente di allarmante, secondo Violoni, che poi affonda la lama. «È arrivato il momento che in Italia, chi deve prendersi delle responsabilità lo faccia per dare una risposta economica al Paese. Sono decenni che nessuno si prende più responsabilità, dagli imprenditori ai dirigenti, fino ai politici. Con questo nuovo Codice degli appalti, la politica qualche responsabilità se la sta prendendo». L’ultima stilettata mira al presidente Anac Busia, molto critico sulle nuove regole: «Non condivido le sue parole. L’Anac non deve legiferare e intervenire sulle norme, ma pensare a fare bene il proprio lavoro». Non solo imprese. C’è anche l’altra metà del cielo. Il nuovo Codice va ad incidere anche sul modo di gestire le pratiche di affidamento da parte degli enti (soggetti appaltanti), Comuni in primis. E per Marco Fioravanti, primo cittadino di Ascoli in quota FdI, è una boccata d’ossigeno.


Il punto di vista


«Concede ai Comuni l’opportunità di velocizzare le procedure e far partire anche cantieri che rischiano di rimanere fermi anni.

Noi abbiamo ottenuto finanziamenti consistenti e abbiamo tante risorse da gestire: questo codice può essere un importante acceleratore. E vale anche per il discorso del Pnrr». Poi il corollario al teorema: «E’ giusto prestare massima attenzione alla correttezza delle procedure di appalto. Il Comune di Ascoli ha in atto un protocollo di collaborazione con la guardia di finanza proprio per tutelarsi sotto questo punto di vista».

E anche il sindaco democrat di Pesaro Matteo Ricci si smarca dal coro delle critiche a sinistra. «Il mio giudizio - argomenta - non è negativo. Certo, ci sono delle cose che non mi convincono come il subappalto a cascata, ma ogni sforzo che si fa per velocizzare e semplificare va nella direzione giusta. Sinceramente non ho condiviso questa levata di scudi contro il nuovo codice degli appalti».

Amplia l’orizzonte del ragionamento Elisabetta Grilli, responsabile Cna Costruzioni: «Da sempre abbiamo auspicato una semplificazione, ma va fatta attenzione. Non vorremmo che gli affidamenti diretti diventassero troppo diretti, senza rispettare il principio di rotazione». E nel merito, del provvedimento «l’elemento principale è “l’aggredibilità” di questi appalti da parte di piccole e medie imprese, che non è stato ancora determinato nel Codice. L’aspetto fondamentale per noi è quello legato ai Consorzi artigiani, che vorremmo continuassero a lavorare con i requisiti in capo al consorzio, mentre in questa versione non viene più permesso. Il 96% delle imprese italiane sono medie e piccole, ma riescono ad accedere solo al 17% degli appalti».

Sulla stessa scia va Gilberto Gasparoni, segretario Confartigianato Marche, che giudica «positivamente il Codice», ma ne vede anche i vuoti da colmare, come «inserire il riconoscimento dei consorzi di imprese, la possibilità di suddividere in lotti gli appalti e la premialità per le ditte a chilometro zero, che lavorano nel proprio territorio». E sulle critiche per gli affidamenti diretti, tira dritto: «I Comuni già in passato hanno compilato una lista di ditte fiduciarie, serie e selezionate, che poi fanno rotare. Non vedo criticità».
 

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