ANCONA - La solitudine dei numeri primi. In questo caso, del numero uno della Regione Francesco Acquaroli, che nelle prossime ore dovrà prendere una decisione definitiva sul nuovo corso della sua giunta, rivista e corretta dopo le fuoriuscite verso il Parlamento. L’impasse che si è venuto a creare dopo l’affaire Ciccioli è il segno evidente di quanto complesso sia riuscire a sciogliere una matassa sempre più aggrovigliata. Quelle parole pronunciate dal capogruppo di Fratelli d’Italia martedì in Consiglio regionale sulle vittime dell’alluvione del 15 settembre («erano nel posto sbagliato al momento sbagliato») hanno avuto un’eco troppo forte per essere derubricate a scivolone.
Il piano B che manca
Il governatore lo sa e vorrebbe sfilarlo dalla triade dei nuovi assessori che prenderanno il posto dei neo parlamentari Giorgia Latini, Mirco Carloni e Guido Castelli, ma non si è ancora concretizzato un reale piano B alternativo a Ciccioli.
Dal canto suo, Ciccioli ha anche cercato di facilitargli il compito rimettendosi alle scelte sue e del partito, giurando che non metterebbe «in alcun modo in difficoltà il governo della Regione». I titoli di coda sembravano ormai prossimi. Ed invece si prende ancora tempo, sperando di riuscire a chiudere la partita domani tirando fuori dal cilindro il nome giusto per uscire dalle sabbie mobili. Intanto la Lega - che ha già indicato nei consiglieri regionali Chiara Biondi e Andrea Antonini quali successori di Latini e Carloni - resta a guardare, non senza fastidio, gli alleati che annaspano, in attesa che FdI trovi una soluzione.
E quella giunta che Acquaroli voleva formare subito dopo le elezioni del 25 settembre si allontana dal traguardo. Quasi a voler ostentare compattezza - che in realtà ha perso smalto negli ultimi giorni - il gruppo regionale di FdI ha preso ieri (e solo ieri) le difese di Ciccioli contro gli attacchi del Pd, pur mettendo subito «in chiaro che non avremmo mai usato quelle frasi che ci hanno lasciato fin da subito perplessi», rimarcando di non averle condivise. «Oggi Ciccioli viene duramente condannato, ma non abbiamo visto lo stesso spirito di critica e autocritica nei confronti di chi, in 40 anni, non è riuscito a cantierare neanche una delle opere necessarie a mitigare il rischio sui fiumi Misa e Nevola».
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