Il futuro delle cinque associazioni marchigiane degli industriali è diventato un vero e proprio gioco di scacchi, dove prevalgono le tattiche individuali e gli equilibri ipotetici piuttosto che - come hanno ribadito dalla casa madre di Viale dell’Astronomia - la necessità di arrivare in tempi brevissimi a un accordo che metta la parola fine alla pessima immagine offerta dai vertici di tutte e cinque le associazioni tra novembre e dicembre.
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Confindustria nazionale ha imposto a chiunque abbia un ruolo all’interno del sistema l’assoluto divieto di parlare con i media: da Ancona a Pesaro, da Macerata fino ad Ascoli Piceno e Fermo i telefoni dei big suonano a vuoto o sono staccati. Ma questo non significa che non ci siano movimenti e trattative. Al momento, il pallino è in mano a Pierluigi Bocchini per Ancona e Mauro Papalini per Pesaro, che dovranno convocare in tempi brevissimi le assemblee delle rispettive territoriali.
La strada sembra tracciata e le due riunioni (in digitali) avranno un esito scontato: l’aggregazione a due è stato un bel sogno, ognuno andrà per la sua strada. Sarà qualche giorno dopo l’assemblea di quella che era Confindustria Marche Nord a ratificare il divorzio. Ma questo era omai nella cose visto l’escalation che ha portato al fragoroso e umiliante finale nel quale il gioco degli sgambetti reciproci ha provocato una rovina generale. Il vero scenario è quello che succederà dopo in un contesto storico che ha visto le cinque territoriali prendersi e lasciarsi sulla carta e negli atti, prendersi e lasciarsi nei patti in una geometria di assetti variabili che tre anni fa si era strutturata dignitosamente (Ascoli con Fermo e Ancona con Pesaro).
Slegata da Pesaro, Confindustria Ancona troverà casa insieme ad Ascoli Piceno e Fermo (dove tra epurazioni e mal di pancia si è trovato un nuovo equilibrio), dando un senso concreto a quella che è oggi Confindustria Centro Adriatico, che però di centro aveva ben poco. L’aggregazione a tre sarà guidata da Simone Mariani e, soprattutto, peserà molto qualora, nei mesi a seguire, volessero entrare anche Macerata e Pesaro.
Sulla scacchiera regionale, la nuova alleanza disinnesca la mina Macerata, che voleva essere l’ago della bilancia nella ipotetica alleanza a cinque e che oggi, invece, fatica a trovare al proprio interno una governance unanimemente riconosciuta.