ANCONA - L’idea c’è tutta, ora vediamo se la realtà potenziale sarà davvero all’altezza degli annunci. Stiamo parlando del distretto biologico delle Marche, ieri ufficialmente nato davanti al notaio. I numeri sulla carta sono imponenti: hanno dato garanzia di adesione 2.100 aziende agricole, 71mila ettari coltivati (che rappresentano il 60% della superficie a biologico nelle Marche) per arrivare a un fatturato stimato in 100 milioni di euro (ma va calcolato che Fileni contribuirebbe da sola a quasi il 50 per cento).
L’idea e il patto
La concretizzazione del distretto biologico unico delle Marche, segue il patto siglato nell’aprile scorso da Regione Marche e associazioni regionali Agci, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Copagri, Legacoop , Uecoop, Unci e Camera di commercio, e ieri ha visto mettere nero su bianco le firme per tramutare in realtà quella che solo qualche mese fa era un’idea portata avanti dal vicepresidente della giunta Mirco Carloni. La sottoscrizione, con l’intervento del notaio Renato Bucci, nella sala del consiglio (dopo la seduta di ieri) con l’aula popolata dagli aderenti al distretto bio anche su banchi della giunta. La società cooperativa sarà attiva fino al 2050, prorogabile, ha scopo mutualistico senza fini di speculazione privata: l’obiettivo statutario è «promuovere, valorizzare, far conoscere il modello di produzione biologica marchigiana in Italia e all’estero».
Il Cda durerà tre anni
Il consiglio d’amministrazione resterà in carica per tre anni.
Il regista dell’operazione
La soddisfazione più grande è stata sicuramente per Mirco Carloni, titolare dell’Agricoltura: «Con questa formalizzazione - ha ricordato il vicepresidente della giunta - le Marche rilanciano la tradizione dell’essere la culla del biologico italiano e scrivono una nuova pagina della storia dell’agricoltura marchigiana. La regione vanta imprese in continua crescita e una solida filiera legata all’attività di trasformazione e vendita, e in alcuni ambiti è leader in Italia. Con i nostri 4mila agricoltori, siamo tra le regioni con la crescita più alta nel numero di operatori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA