Il ministro Giorgetti dà la sveglia al Micam del rilancio: «Marche irraggiungibili»

Il governatore Acquaroli con il ministro dello Sviluppo Economico, Giorgetti
Il governatore Acquaroli con il ministro dello Sviluppo Economico, Giorgetti
di Andrea Taffi
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Lunedì 20 Settembre 2021, 10:32

Le cravatte della festa, certo. Gli abiti lucidi, assolutamente. La soddisfazione per gli oltre 100 calzaturieri marchigiani arrivati a Milano, per carità, da applausi. Poi però arriva il primo ospite della lista, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e tocca prendere gli ombrelli per una battuta innocente e simpatica che però gela il sangue a tutti.

La fotografia della verità: «Incontro le Marche a Milano perché sono una delle regioni più irraggiungibili d’Italia.

Il governo nazionale dovrà assumere le decisioni opportune per superare finalmente questa criticità». Benvenuti al Micam, benvenuti a uno degli appuntamenti più attesi del calendario fieristico finalmente ripartito a pieno regime. Oltre a Giorgetti c’erano il presidente dell’Ice Ferro, i numero uno di Unioncamere Prete e il governatore Acquaroli.

E se non fosse stato per la filiera istituzionale delle Marche, in particolare il lavoro dell’asse Carloni-Sabatini, l’inaugurazione del Micam, terza importante fiera italiana di valenza internazionale dopo Cibus e SuperSalone, si sarebbe conclusa con la foto ricordo del taglio del nastro. Invece, l’apertura è diventata una grande operazione culturale, all’interno della quale le Marche hanno avuto facce da spendere e contenuti da diffondere. Tanto che il rappresentante del governo e padrone di casa al Mise non si è limitato ad ascoltare i saluti istituzionali ed ha lasciato il Micam solo dopo aver ascoltato l’illuminato intervento del rettore della Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori.


Non una lezione universitaria, ma un progetto concreto e misurabile nella sua efficacia per segnare l’uscita dalla crisi per il distretto fermano-maceratese (ma i concetti valgono per l’intero comparto nazionale) che si muove su tre assi integrati tra loro, «nessuno più importante dell’altro». La filiera istituzionale, che oggi si muove sul livello orizzontale, chiamata a verticalizzare le proprie azioni per il settore. E poi il grande pacchetto dell’innovazione, che significa impresa 4.0 Con i cobot, i robot collaboratori, che si occupano della lucidatura delle scarpe, già operativi in un’azienda del distretto), digitalizzazione al servizio della creatività e delle analisi di mercato (gli algoritmi che abbiamo sviluppato sono in grado di anticipare gli outfit preferiti dei cittadini di oltre 40 città al mondo e sostenibilità.

Un’utopia? No, perché tutto questo già esiste nelle Marche ed è a disposizione attraverso le piattaforme tecnologiche finanziate dalla Regione Marche e che «vanno sfruttate». Terzo asse, non ultimo per importanza, quello delle risorse. Gregori va oltre l’imponente disponibilità che arriva dal Pnrr, parlando di «bandi mirati (della Regione Marche, ndr.) per mettere efficacemente a terra i soldi», ristrutturazioni finanziarie, attrattività degli investimenti e «qualche azione di reshoring».

«Assi e azioni che sarebbe un errore non coordinare e che vanno declinati con intelligenza, segmentando i destinatari: piccole e medie aziende hanno esigenze diverse, ma la stessa esigenza di crescere. Gongolano l’assessore alla Attività produttige e il presidente di Camera Marche, che non hanno dubbi sulla validità di questa strada.

Nel giorno di apertura del Micam, il distretto marchigiano si è fatto sentire non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche per alcuni giustificati mugugni. Se quello del costo elevato degli spazi espositivi è una ferita aperta e mai chiusa da anni, la presenza massiccia di espositori di Paesi che fanno concorrenza con produzioni a bassissimo costo proprio nell’edizione del rilancio post pandemico del made-in-Italy è sembrato un clamoroso autogol: erano ben 53 i brand della Turchia presenti a catalogo. D’accordo che ci sono padiglioni da riempire – hanno detto in diversi -, ma forse Assocalzaturici avrebbe potuto abbassare il prezzo a metroquadro e favorire una maggiore presenza, anche di produttori del distretto Fermano-Maceratese.

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