Mariani di Confindustria Centro Adriatico: «Il sud a un passo. Aerei, chi li vede?»

Mariani di Confindustria Centro Adriatico: «Il su a un passo. Aeerei. Chi li vede?»
Mariani di Confindustria Centro Adriatico: «Il su a un passo. Aeerei. Chi li vede?»
di Mario Paci
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Mercoledì 27 Novembre 2019, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 12:41

Simone Mariani è il presidente di Confindustria Centro Adriatico. Ha visto Guzzini: condivide i suoi timori sull’economia marchigiana?
«Le difficoltà non sono diverse da quelle del resto d’Italia, ma stiamo scivolando drammaticamente verso il Meridione e questo ci preoccupa. Per evitare che l’impatto sia devastante per la nostra industria occorre attrezzarsi per tempo e da questo punto di vista la capacità di fare squadra come dice Guzzini, mettersi in rete, temi sconosciuti da noi, è sicuramente decisivo».

E le infrastrutture?
«Sono fondamentali. Per troppo tempo ci siamo occupati di quelle immateriali, importantissime. Tuttavia, a rischio di sembrare obsoleti, è arrivato il momento di rivendicare quelle materiali. Noi non abbiamo combattuto per la terza corsia autostradale, da Porto Sant’Elpidio in giù, e ora ne scontiamo il prezzo. Dell’alta velocità neanche a parlarne in quanto a stento funziona quella ordinaria, un aeroporto che speriamo possa presto voltare pagina, due aree di crisi industriale complessa e il cratere sismico più vasto della storia d’Italia: mi dica lei cosa altro occorre per rivendicare quelle minime infrastrutture». 

Un suggerimento per la Regione?
«Più che un suggerimento l’invito a cogliere insieme questa sfida ambiziosa, da lasciare in eredità ai nostri figli per avere infrastrutture degne di questo nome». 

Il sisma è ancora un tema centrale?
«Segue lo stesso principio delle infrastrutture. Siamo al quarto commissario, una barzelletta».

Le imprese cosa possono fare?
«Dedicare maggior attenzione al proprio brand. Il valore delle industrie italiane è molto più alto di quello che riescono a esprimere e a comunicare». 

E sulle fusioni?
«Noi siamo un esempio virtuoso nella regione. Ci siamo uniti tra Ascoli Piceno e Fermo e viviamo sulla nostra pelle la forza della fusione. Oggi con una maggior massa critica siamo in grado di creare nuovi format».

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