Mancinelli contro Bacci per l’Anci Marche: la prima volta dei Comuni spaccati

Valeria Mancinelli
Valeria Mancinelli
di Andrea Taffi
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Sabato 17 Ottobre 2020, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 14:53

JESI  - Per qualcuno è una interessantissima sfida del caso tra candidati mancati alla Regione. Altri invece ci vedono una strutturata appendice del duello andato in scena il 20 e 21 settembre tra centrodestra e centrosinistra per salire al soglio di palazzo Raffaello. Per altri ancora, infine, è soltanto un gustosissimo scontro tra sindaci che si detestano cordialmente (e restiamo negli eufemismi). Come che sia, l’elezione del nuovo presidente di Anci Marche, l’associazione che riunisce i 227 Comuni della regione, si annuncia un piatto molto ricco. 

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Ognuno può scegliere il background che preferisce ma una notizia c’è già: se le premesse risulteranno verificate non ci sarà un’elezione per acclamazione come da prassi e come era accaduto anche per la nomina di Maurizio Mangialardi, presidente uscente. Proprio Mangialardi sarà al centro della prima parte dei lavori dell’assemblea prevista per questa mattina alle 9.30 all’hotel Federico II di Jesi. Il neo capogruppo Pd nella Regione di centrodestra traccerà le linee conclusive del suo mandato intorno alle 11 dopodiché ci sarà il dibattito con la votazione. Nel pomeriggio, alle 14.30 è atteso l’intervento del commissario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini in un incontro dedicato al post sisma. 

Per quell’ora si saprà già il nome del nuovo presidente Anci. Sulla carta sembra abbastanza sicuro che i pretendenti saranno due: la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli e quello di Jesi Massimo Bacci atteso tra gli interventi di apertura in quanto primo cittadino del Comune che ospita l’assemblea. L’incertezza sulle candidature aleggerà fino ai minuti della vigilia dell’assemblea visto che lo statuto lascia tempo fino all’ultimo secondo per il passaggio formale. «Tecnicamente i sindaci hanno una giacca - dice un esperto conoscitore delle cose Anci - e la maggioranza sono di centrosinistra». Mancinelli viene dalla reggenza seguita alle candidature sia di Mangialardi che dal suo vice Brandoni. In molti ricordano un paio di mesi fa il suo intervento a Palazzo Chigi insieme ai sindaci del sisma in cui è apparsa in grande spolvero e proiettata in una dimensione extracomunale, così come non aveva mai fatto mistero sin dall’inizio dell’estate. La candidatura di Bacci è nata qualche giorno fa e non è ancora chiaro se e quanto sia marcata l’impronta politica della soluzione. 

In questa direzione c’è anche un’altra versione che circola: ritenendo quella di Mancinelli una candidatura molto marcata, il centrodestra avrebbe spinto Bacci a scendere in campo.

Per solleticare un’ipotesi di mediazione su un candidato più includente (era circolato il nome di Paolo Calcinaro, sindaco di Fermo) che le diplomazione a ora di ieri sera, però, non hanno individuato. Possibile che nella serata ci sia stato un nuovo approccio sul tema anche se le premesse non sembrano buone per i rapporti piuttosto tesi tra i due sindaci. Fin qui la vigilia. Con queste premesse viene dato per scontato che verrà chiesto il voto segreto, ipotesi prevista da statuto ma mai percorsa concretamente. Soluzione che, alla luce del voto regionale, potrebbe rivelare la scomoda presenza di franchi tiratori nel centrosinistra. E sottolineiamo potrebbe. Anche questo un segno dei tempi. È un’assemblea da 1-X-2 per usare una similitudine sportiva: ci sta anche che Bacci possa non presentarsi nel caso in cui i numeri non siano sufficienti per essere eletto. 

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