Pierluigi Bocchini patron dell’azienda Clabo di Jesi: il mondo dell’occupazione marchigiano sta vivendo un paradosso. Il lavoro c’è ma non si trovano le figure a cui farlo fare. Cosa succede?
«Il problema principale del mismatch che stiamo vivendo sono i prepensionamenti che stiamo incentivando come sistema. Pensioniamo persone di 60 anni con esperienza e competenze difficilissime da ricreare. In altri Paesi, a quell’età si continua a lavorare e a dare un valore aggiunto, Noi invece stiamo perdendo competenze manifatturiere incredibili nel mondo imprenditoriale. E questa è una delle principali criticità».
Quali sono le altre?
«La difficoltà si crea non solo “in uscita” ma anche “in entrata”. Mi spiego: i nostri Istituti Tecnici Superiori di formazione sfornano circa 8mila profili professionalizzati all’anno contro gli 800mila della Germania, per fare un esempio».
Una differenza abissale: a cosa è dovuta?
«In Italia le famiglie non mandano i propri figli negli Its perché se oggi un ragazzo non fa il liceo o non prende una laurea sembra che sia un disonore. Poi però in fabbrica non si trovano i profili che servono».
Il nodo gordiano parte dalla formazione, dunque.
Succede anche nella sua azienda? Come gestite la situazione?
«Succede in tutte le aziende, purtroppo, e sta diventando sempre più complicato gestire la cosa. E nelle Marche il problema è anche più evidente che altrove».
Perché?
«Il sistema imprenditoriale marchigiano è di filiera: ciò significa che, a parte alcune grandi aziende, è composto da piccole e medie imprese parte di una catena, con competenze specifiche altissime per singole fasi produttive. Pensiamo al settore moda: le grandi multinazionali francesi che aprono stabilimenti produttivi nel Fermano, lo fanno perché lì trovano competenze che altrove non trovano. Se noi lasciamo andare le figure già formate e non siamo in grado di formarne altrettante con le stesse competenze e disponibilità a lavorare, il problema diventa inevitabile e ci riguarda tutti».
Come se ne esce?
«Le Marche sono la regione italiana con la maggior incidenza di occupati nel mondo manifatturiera: o andiamo a riformare il sistema e facciamo capire che il lavoro in fabbrica è un valore, oppure il problema non si risolverà mai. E ne pagheremo le conseguenze».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout