Pd e Forza Italia: "La legge
elettorale non va canbiata"

Pd e Forza Italia: "La legge elettorale non va canbiata"
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Martedì 7 Ottobre 2014, 15:47 - Ultimo aggiornamento: 17:32
ANCONA - Pd e Forza Italia pensano che non sia opportuno modificare la legge elettorale delle Marche a pochi mesi dal voto.



È quanto emerso dal faccia a faccia di oggi fra il segretario del Pd Francesco Comi e il presidente del Comitato regionale di Forza Italia Remigio Ceroni. Un confronto dedicato alle legge elettorale, ai costi della politica e allo Statuto.



Dall'incontro, riferisce un comunicato, «è emersa una chiara condivisione sulle riforme che riguardano la riduzione dei costi della politica e dell'apparato burocratico-amministrativo entro questa legislatura». Pd e Fi pensano che le regole della legge elettorale vadano condivise con tutti i soggetti consiliari.



"La legge elettorale - ha detto Comi - è prerogativa non della sola maggioranza, ma di tutto il Consiglio. Le regole del gioco si scrivono insieme". Su questo tema serve una discussione seria ed approfondita, non dettata dalla fretta, per cui sia il segretario Dem che quello forzista ritengono non opportuno modificare la legge esistente a solo cinque mesi dalle regionali del 2015.



Comi e Ceroni non si sono trovati invece sulla stessa linea per ciò che attiene il numero degli assessori esterni. Comi, si legge nella nota, ha fatto presente la necessità di rimettere il numero degli assessori esterni alle prerogative del presidente, senza che questo comporti un aumento dei costi. Per Ceroni questo cambiamento, che richiede la modifica dello Statuto, necessita di tempistiche più ampie rispetto ai pochi mesi a disposizione prime delle elezioni regionali.



Non sono mancate le reazioni. "Dall'incontro Comi-Ceroni, a pochi mesi dalle elezioni e nello scorcio finale della legislatura - affermano il coordinatore di Ncd Marche Francesco Massi e il capogruppo Mirco Carloni - ci si poteva aspettare un accordo responsabile per convergere su atti e leggi riguardanti lo sviluppo delle Marche e la lotta alla crisi drammatica di imprese e famiglie. Invece ne è scaturito un grigio comunicato con un 'no secco' alla legge elettorale a doppio turno (quella vigente nei Comuni con più di 15.000 abitanti)".



Ncd propone una nuova legge elettorale, ricordano, "per evitare che una coalizione che prende appena il 35% (cosa che con il tripartitismo di oggi è possibile), possa aggiudicarsi il 60% dei seggi. Non è giusto e non è democratico, anche perché il Consiglio regionale è un'assemblea legislativa".



Massi e Carloni prendono atto che "il Pd dice no perché pensa di vincere, da solo, con poco più di un terzo dei voti e Ceroni dà per scontato che l'attuale centrodestra che dovrebbe essere guidato da Forza Italia non corre per vincere".



Altro commento negativo viene da Franca Romagnoli, di Centrodestra Marche. "La chiamano intesa per le riforme - afferma in un anota -, in realtà è la difesa dello status quo di due coordinatori in difficoltà che devono guardarsi le spalle... Allora? Al Pd interessa fare l'asso pigliatutto nonostante le defezioni che avrà e le percentuali che scenderanno, aggiudicandosi il premio di maggioranza; a Forza Italia, come è stato sempre, puntare alla sconfitta accontentandosi del seggio automatico del 'perdentè che porta in consiglio, appunto, il candidato della coalizione sconfitta. Da qui, il patto del Nazzareno in salsa marchigiana". Romagnoli boccia l'intesa Pd-Fi di oggi. "Comi e Ceroni - incalza - anzichè parlare di lavoro, sanità, biogas, parlano di tecnicismi elettorali. State serenì marchigiani, direbbe Renzi! Peccato che il diavolo fa le pentole e non i coperchi, e già in commissione prima è saltato l'articolo dei sei assessori esterni che consentiva ampie contrattazioni al Pd e promesse pre-elettorali con aggravio enorme di costi, e così, in aula, salteranno altri patti scellerati".



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