La Lega e le nomine sanità, l’ira funesta dell'onorevole Carloni: il commissario Lucentini nel mirino

La Lega e le nomine sanità, l’ira funesta dell'onorevole Carloni: il commissario Lucentini nel mirino
La Lega e le nomine sanità, l’ira funesta dell'onorevole Carloni: il commissario Lucentini nel mirino
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Venerdì 2 Giugno 2023, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 07:14

ANCONA - Se il buongiorno si vede dal mattino, l’inizio dell’era Lucentini alla guida della Lega marchigiana decisamente non è partito con il piede giusto. Il primo vero banco di prova per il commissario chiamato a traghettare il Carroccio fino al congresso è stato quello delle nomine dei direttori generali delle cinque Ast e si è tradotto in una notte dei lunghi coltelli interna al partito.

Sebbene, dopo il diverbio avuto a margine del Consiglio regionale lo scorso martedì, lo stesso Lucentini e l’assessore Andrea Antonini abbiano cercato di gettare acqua sul fuoco - «nessun litigio interno alla Lega», si è affrettato a dire il primo; «la Lega in Regione è una realtà solida», ha fatto eco il secondo - i pompieri del Carroccio non hanno affatto spento l’incendio che è divampato.


Gli screzi


Il pacchetto di nomine che ha visto la Lega perdere su (quasi) tutta la linea, ha allargato un malcontento interno che già serpeggiava.

In particolare, la defenestrazione di Roberto Grinta - fatto fuori da tutte le Ast nonostante fosse commissario sia di quella di Fermo che, nell’ultimo mese, di quella di Ascoli Piceno - ha mandato su tutte le furie il deputato Mirco Carloni, che lo aveva sponsorizzato. E il livello di astio è salito a tal punto che l’onorevole, la sera stessa delle nomine (lo scorso martedì), ha messo nel suo stato di Whatsapp la foto del santino elettorale di Nicoletta Natalini, oggi scelta come dg dell’Ast 5 ma che nel 2014 si era candidata con il Pd alle Comunali di Castelfranco, in provincia di Modena, diventando in seguito capogruppo dem.

Come a dire: avete bruciato uno dei nostri per piazzare un nome vicino al Pd, polemizzando sulla scelta. Altra onta: il trattamento riservato a Gilberto Gentili nell’Ast 1 di Pesaro, terra di Carloni. Dopo che gli era stata sfilata la direzione dell’Inrca, Gentili si era visto garantire il paracadute con il ruolo di commissario nell’Ast del nord e la prospettiva di stabilizzazione come dg. Ma intorno a lui si è creato un clima politico tale da spingerlo a voler traslocare. Ed è stato piazzato nell’Ast 4 di Fermo, il territorio di Lucentini (a volte il caso). Uno spostamento che ha opacizzato l’egemonia di Carloni nel Pesarese. Ma non è solo il deputato ad aver mal digerito il modo in cui viene gestito il partito. 


I mal di pancia


Il passaggio di testimone tra Riccardo Marchetti e Mauro Lucentini non è avvenuto senza scossoni e c’è chi, tra le fila della Lega made in Marche, non sta gradendo l’atteggiamento del nuovo commissario. Tanto che, per scherzare, nelle chat del Carroccio ha iniziato a circolare un fotomontaggio in cui Lucentini viene affiancato a Saddam Hussein con la didascalia «dittatura scarpara», con rimando al modo ironico con cui, per gioco, vengono definiti i fermani. Ora, è chiaro che nessuno voglia paragonare Lucentini ad un sanguinario dittatore che si è macchiato dei peggiori crimini.

Ma nell’iperbolico mondo dei meme, l’accostamento vuole sottolineare il malcontento di alcuni esponenti del partito per quello che viene ritenuto un atteggiamento dispotico da parte del commissario. E il motivo dello screzio avuto con Antonini sarebbe stato proprio sul fatto che, secondo l’assessore, con Marchetti le cose venivano gestite diversamente. Meglio, forse. Una situazione esplosiva, alla vigilia di un congresso regionale chiamato a scegliere il nuovo segretario marchigiano.

Peraltro, in una congiuntura astrale che vede la Lega in caduta libera. Dopo il crollo alle Politiche di settembre, ci hanno pensato le elezioni Amministrative a rendere plasticamente l’immagine di un partito ridotto al lumicino. Ad Ancona, ha preso appena 1.198 voti, cifra che si traduce in un deludente 2,93%. A Porto Sant’Elpidio, il candidato targato Carroccio, Forza Italia e una manciata di civiche, Gian Vittorio Battilà, è arrivato terzo al primo turno, con il partito che ha preso in totale 348 preferenze. Si diceva: se il buon giorno si vede dal mattino.

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