ANCONA - Numericamente nelle Marche non c’è stato il diluvio di licenziamenti che i più pessimisti si attendevanno dal primo luglio con lo sblocco operato dal governo in alcuni settori. Ma è anche corretto, tecnicamente, segnalare che una parte dei settori produttivi ancora interessati dal blocco sono attivi nelle Marche e che una lettura più completa delle cifre va svolta da novembre in poi se è vero che il governo potrebbe affrontare un secondo step dello sblocco nelle prossime settimane.
Sono le prime e parzialissime indicazioni relative ai volumi di Naspi - il vecchio sussidio di disoccupazione - in possesso dell’Inps Marche che riguardano le aziende della regione da luglio in poi. Un indicatore molto atteso, tra gli altri, dagli addetti ai lavori dell’economia territoriale per intuire, almeno sul fronte occupazionale, il grado di salute del sistema dopo le ondate del Covid-19 e le secche affrontate da molti mercati e relative aziende.
Il dato secco, arrivato alla direzione regionale di via Ruggeri è confortante: la mole delle Naspi attivate tra la seconda metà di giugno e la prima di luglio è in crescita, come negli ultimi anni. Dalle 1583 Naspi chieste nella seconda metà di giugno si passa alle 7230 della prima quindicina di luglio. Nel 2019 la situazione era quasi nello stesso rapporto: 1414 Naspi erogate dal 15 al 30 giugno e 6270 nelle due settimane successive.
Spiega ancora il direttore Inps: «La normativa è molto tecnica ma la sostanza finale è questa: anche chi poteva licenziare a luglio poteva accedere, in alcuni casi, alla cassa con delle norme straordinarie. Quindi il comportamento di un’azienda che può licenziare non può essere riconducibile solo allo sblocco». Crudo prova a spiegare un po’ più nel dettaglio. «Di fatto nei settori interessati dallo sblocco si può accedere alla cassa senza pagare il contributo addizionale. Inoltre bisogna ricordare che lo sblocco è stato applicato ad alcuni settori e non ad altri: per esempio è possibile nell’industria manifatturiera e nell’edilizia ma non nel tessile e nei settori ad esso collegati come l’abbigliamento e moda che nelle Marche hanno un certo impatto. Credo che la lettura più corretta - conclude Crudo - sia quella di aggiornarsi a novembre».