ANCONA - Migliaia di disoccupati non attivi sono stati cancellati dagli elenchi dei Centri per l’impiego delle Marche. Un aggiornamento scattato venerdì che alleggerisce la banca dati di tutte quelle posizioni ferme da oltre 24 mesi: revisione curata dal Servizio regionale Attività produttive, lavoro e istruzione per «valorizzare i comportamenti attivi delle persone alla ricerca di lavoro, cancellando coloro che, nel corso degli anni, si erano iscritti, presso i Centri per l’impiego, per motivi diversi dall’effettiva disponibilità al lavoro (ad esempio per ottenere ticket sanitari accesso a benefici sociali)».
Come funziona
La Regione in una nota ha specificato come funzionerà da adesso in poi la banca dati dei Centri per l’impiego - 13 sedi distribuite nelle cinque province marchigiane -: in sostanza resterà inserito, come disoccupato solamente chi, negli ultimi 24 mesi, si è attivato, attraverso i servizi offerti dai Centri, nella ricerca di un lavoro o in percorsi di formazione o riqualificazione professionale. «Gli inattivi da più di 24 mesi decadranno dall’iscrizione, perdendo la condizione di disoccupato e la relativa anzianità di disoccupazione (come previsto dalla normativa vigente: D.lgs 150/15 (e successive modificazioni e integrazioni) e Delibera di Giunta regionale 1019/21)».
Le possibilità
I disoccupati che perdono lo status avranno, in ogni caso, la possibilità di iscriversi nuovamente, come ha spiegato l’assessore regionale al Lavoro, Stefano Aguzzi. «La revisione della banca dati permette ai Centri per l’impiego regionali di ottimizzare risorse e servizi nei confronti di coloro che siano alla effettiva ricerca di una occupazione».
Le motivazioni
Un decreto regionale del 29 giugno dettaglia le motivazioni della decisione. «È necessario un aggiornamento della banca dati regionale per aggiornare le informazioni contenute e mirare al meglio il lavoro degli operatori sui disoccupati attivi - cioè coloro che siano alla effettiva ricerca di una opportunità occupazionale - identificando, in maniera oculata, i potenziali destinatari delle Politiche attive del lavoro».
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