Lavoratori marchigiani più poveri. Reddito tipo: 20mila euro, siamo sotto la media nazionale

Lavoratori marchigiani più poveri. Reddito tipo: 20mila euro, siamo sotto la media nazionale
Lavoratori marchigiani più poveri. Reddito tipo: 20mila euro, siamo sotto la media nazionale
di Andrea Maccarone
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Martedì 17 Maggio 2022, 09:55

ANCONA - I lavoratori marchigiani più poveri rispetto al 2019. I redditi dichiarati nel 2021 ammontano a 22,1 miliardi di euro da 1,1 milioni di contribuenti per un valore medio di 20.365 euro. Secondo i dati resi noti dal Mef relativi alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche per l’anno d’imposta 2020, ed elaborati dall’Ires Cgil Marche, si è registrata una diminuzione di 130 euro pari allo 0,6% in meno.

Il segretario generale della Cgil Marche, Giuseppe Santarelli, auspica «subito una nuova politica salariale».

Mentre per il presidente di Confindustria Marche, Claudio Schiavoni «l’unica soluzione è il famoso cuneo fiscale». 


I redditi dichiarati dai marchigiani sono inferiori sia alla media nazionale (21.546 euro) sia alla media delle regioni del centro (22.323 euro). Nella graduatoria delle regioni italiane, le Marche si collocano al 12° posto dopo Toscana e Umbria, ultima delle regioni del centro. «Occorre rilanciare il tema della contrattazione aziendale - precisa Santarelli - e sostenere le iniziative, anche nei confronti del governo, per attuare i necessari interventi sul fisco e sui salari senza dimenticare le pensioni». Il 42,5% dei contribuenti marchigiani dichiara un reddito inferiore a 15 mila euro mentre coloro che dichiarano redditi superiori a 120 mila euro rappresentano lo 0,6%. Il reddito medio da lavoro dipendente ammonta a 19.195 euro e anche in questo caso si attesta al di sotto della media nazionale (20.716 euro) e delle altre regioni del centro (21.019 euro).

«Credo che l’unica soluzione sia ridurre le tasse sul lavoro» afferma Schiavoni, che sulla specializzazione delle figure professionali evidenzia «un’offerta inferiore alla domanda». Uno scenario che, in questa fase, può favorire chi ha raggiunto delle skills più in linea con le esigenze delle industrie «e quindi può alzare il tiro» ribadisce Schiavoni, rispetto ad una trattativa contrattuale. Il tema, dunque, si sposta sul piano della formazione, nell’ambito della produzione industriale, dove l’accelerata sulla digitalizzazione ha imposto un sostanziale cambio di passo. La pandemia, infatti, ha contribuito ad evidenziare una serie di problematiche. Primo: «le nostre infrastrutture di reti sono deboli e fragili - spiega Schiavoni - con lo smart working, chi viveva nelle aree più decentralizzate aveva grossi problemi di connessione». In secondo luogo «la mancanza di figure specializzate - insiste il presidente di Confindustria Marche -. Quando le aziende parlano di manutenzione predittiva fanno fatica a trovare chi si occuperà di questa mansione». 


Ovvero coloro che, attraverso tutta una serie di calcoli, sono in grado di prevedere la vita e il deterioramento dei macchinari. «Il tema della digitalizzazione dei sistemi produttivi - ribadisce Schiavoni - impone che le nostre aziende facciano ricerca continua, ma in questo momento mostrano qualche elemento di criticità».

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