Luisanna Cola, primario Rianimazione a Fermo: «Responsabilizzare i genitori per la profilassi anti Covid. Mascherine? Errore toglierle»

Luisanna Cola, primario Rianimazione a Fermo: «Responsabilizzare i genitori per la profilassi anti Covid. Mascherine? Errore toglierle»
Luisanna Cola, primario Rianimazione a Fermo: «Responsabilizzare i genitori per la profilassi anti Covid. Mascherine? Errore toglierle»
di Francesca Pasquali
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Domenica 11 Luglio 2021, 02:55

Venerdì, dopo un ricovero durato cento giorni, il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale “Murri” di Fermo ha dimesso l’ultimo paziente Covid. Ma per la primaria Luisanna Cola non è ancora tempo di cantare vittoria. 
Dottoressa Cola, finalmente una bella notizia.
«Che ci serve a ricordare di non abbassare la guardia. Il paziente che abbiamo dimesso venerdì ha sessantadue anni. Prima di ammalarsi, era sano come un pesce. È stato da noi tre mesi, una parte dei quali intubato. Ora, è stato trasferito in una struttura per la riabilitazione perché, purtroppo, questa è una malattia che lascia cicatrici». 

 
Il peggio non è ancora passato?
«Basta vedere quello che è successo a Malta, con la riapertura delle scuole di inglese. Tanti studenti contagiati e frontiere chiuse a chi non ha il passaporto vaccinale. Potrebbe succedere lo stesso da noi a settembre, se non continuiamo la compagna di vaccinazione. Soprattutto in vista della riapertura delle scuole, per non ripetere la tragedia degli ultimi due anni». 
Come si convincono i giovani a vaccinarsi?
«Non vanno convinti loro, ma i genitori. I ragazzi non hanno preclusioni. Sono i genitori che hanno paura per i figli. Ma, se si vuole continuare a vivere, l’unica strategia è questa. Poi, se si vogliono trovare motivi per non vaccinarsi, è più facile trovare pretesti che certezze».
Ma, anche volendo, quelli sotto i dodici anni non possono farlo.
«Proprio per questo, bisogna che quelli che possono vaccinarsi lo facciano, compresi i sanitari. Bisogna essere razionali, ragionare in termini economici di vita, se vogliamo che il Paese riparta. Il sistema sanitario è stressato, anche da un punto di vista economico. In quest’anno e mezzo abbiamo speso tre quarti del budget che avevamo. Dopo quello che ha fatto la malattia da quando è comparsa, la paura del vaccino è poco giustificabile. Aderire alla campagna vaccinale è un dovere civile e sociale».
Via le mascherine all’aperto, che ne pensa? 
«È una decisione che, a mio avviso, non ha senso. Se noi operatori le portiamo sempre è perché sappiamo che è l’unico modo per ridurre la circolazione del virus. Poi, si può fare tutto. Noi siamo l’evidenza che si può stare in cento in una stanza senza far circolare il virus, a patto di rispettare le regole». 
E dell’ipotesi di riaprire le discoteche? 
«A riaprire quelle all’aperto, portando le mascherine, non c’è niente di male. Cinema, teatri e musei sono stati chiusi anche in periodi più difficili, come le scuole, dove le regole si rispettano. Sono state chiusure che hanno permesso di ridurre la circolazione delle persone, ma bisogna capire, a livello psicologico e dopo due anni come quelli che abbiamo vissuto, cosa significa “superfluo”».
È preoccupata per l’estate?
«Adesso, la malattia fa meno paura perché è stagionale, ma il virus non ha mai smesso di circolare. Siamo ancora fase in epidemica, ma la mia percezione personale è che, quest’anno, ci sia un po’ meno paura dello scorso. Questo potrebbe significare che, al netto dei vaccinati e di chi si è già ammalato, vedremo rifiorire la malattia».

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