L’uomo-Amazon e i retroscena: «Ho rischiato, avevo tutti contro». Massimo Stronati si racconta

L’uomo-Amazon e i retroscena: «Ho rischiato, avevo tutti contro». Massimo Stronati si racconta
L’uomo-Amazon e i retroscena: «Ho rischiato, avevo tutti contro». Massimo Stronati si racconta
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 24 Maggio 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 11:40

JESI  - «Per mesi sono stato considerato l’uomo-Amazon», ma ora chiamatelo uomo-interporto. Il passato ed il futuro si incontrano oggi in quel di via Coppetella a Jesi e fanno sintesi nella figura di Massimo Stronati, presidente di Interporto spa. La posa della prima pietra dell’hub logistico della multinazionale dell’e-commerce da 66mila metri quadri - alla presenza, tra gli altri, del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del governatore Francesco Acquaroli - sancisce l’inizio di un new deal che ha rischiato di non vedere mai la luce.

 

Gli step


Una trattativa al cardiopalmo che si è inceppata a più riprese ed è stata ad un passo dallo svanire nel nulla. «Di difficoltà ne abbiamo incontrate tante - ripercorre quei giorni da incubo Stronati - soprattutto nell’interlocuzione con le istituzioni.

Questo perché c’erano già dei pareri pregressi che davano una certa fisionomia all’operazione: era stato portato avanti un percorso che, quando ci siamo insediati come consiglio di amministrazione, abbiamo detto non essere più idoneo. Qualche scetticismo l’ha creato». Più di qualcuno. «Ad un certo punto mi è stato chiesto: “In quanti saremo a crederci, 6 o 7?”. Ho risposto: “Forse meno, ma vedrai quanti saremo quando firmerò il contratto”. E così è stato».

La giornata di oggi lo dimostra. Ma il rischio di mancare l’obiettivo è stato altissimo: «Tra luglio e settembre 2022, in lizza non c’era solo Jesi, ma anche Roncade e Ravenna». Se le Marche alla fine l’hanno spuntata è stato anche grazie al fatto che «abbiamo porto, interporto e aeroporto nel giro di 19 chilometri. In un contesto di carenza infrastrutturale da Bologna in giù, una situazione come questa per l’intermodalità è una nicchia positiva». Una scommessa vinta che ha avuto i connotati di un salto nel buio. «C’era il rischio di bruciarsi - ammette Stronati -. L’ho detto tante volte: se questa cosa non va in porto, non so che cosa mi succederà. Ma ero sicuro che se lo sviluppatore Scannell faceva certe operazioni era perché Amazon l’avrebbe supportato».

E se fosse saltata? «Magari sarebbe arrivata Alibaba», scherza. Ora, con il senno di poi, un po’ di ironia è concessa. L’operazione Amazon segna un punto di svolta anche per il rilancio dell’interporto, per decadi trascurata cattedrale nel deserto. «Oggi abbiamo 12,8 milioni di patrimonio netto: banche e fondi vengono a proporsi. A Jesi non si trova più un appartamento in affitto: ci sono 250 lavoratori nel cantiere del polo Amazon e si arriverà a oltre 500». I primi effetti si vedono già.


Il futuro


Ma l’interporto deve imparare a camminare da solo: «Amazon inciderà molto sul traffico su gomma, ma puntiamo anche sul ferro. Oggi parte in media un treno al giorno, ma nel breve periodo contiamo di farli diventare due. Inoltre, Mercitalia, del gruppo Rfi, si è detta disponibile a studiare la realizzazione di intercettare i treni da 750 metri che provengono dal sud e che potrebbero fare scalo qui». Intanto, si mettono a terra i 4 milioni di euro di investimenti già previsti nel piano industriale presentato ieri all’assemblea dei soci per rifare le piazzole e la palazzina degli uffici. «Abbiamo potenzialità anche dal punto di vista edificatorio per realizzare immobili al servizio dell’intermodalità, sia per i depositi della logistica che per parcheggi scambiatori e hotel per i camionisti». Il futuro parte oggi.

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