Altro che rete intermodale: l'Interporto delle Marche resta lontano da tutte le reti nazionali

Altro che rete intermodale: l'Interporto delle Marche resta lontano da tutte le reti nazionali
Altro che rete intermodale: l'Interporto delle Marche resta lontano da tutte le reti nazionali
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 3 Aprile 2022, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 08:57

ANCONA - Il destino da montagne russe di Interporto Marche inciampa sempre sullo stesso sampietrino scomposto quando dalle parole bisogna passare ai fatti. Il famoso rilancio della società - che in epoca recente alle Marche ed ai marchigiani è costato 8 milioni di euro - e la volontà di creare una rete intermodale in collegamento con porto ed aeroporto, sono rimasti sempre sulla carta.

Negli ultimi sei anni la situazione si è come cristallizzata in via della Coppetella a Jesi e l’immobilismo è stato certificato dalla precisa volontà di Interporto di rinunciare all’espansione in quei 50 ettari finiti poi nel mirino di Dpa e Scannell per la realizzazione del centro logistico Amazon.

La situazione

Non è un caso se questa società pubblica si è rintanata nel proprio guscio con gli ultimi due Consigli di amministrazione, se ha fermato la pagina web al 2016 e se - anche dopo il risanamento avvenuto grazie ai fondi regionali deliberati dal governo Acquaroli - ha continuato a rimanere ingessata invece di rilanciare la propria immagine.

Il Cda, sotto l’attuale presidente Marco Carpinelli, ha anche ritenuto non necessario - nemmeno per cortesia - rispondere ad una missiva della Uir, l’Unione interporti riuniti che invitava Interporto Marche a rientrare nel circuito nazionale per lavorare insieme agli altri Interporti d’Italia che invece interagiscono costantemente con l’obiettivo comune di “operare per promuovere e sviluppare l’intermodalità nel trasporto e nella logistica”. 

I dettagli

Chiaro, si tratta di un’associazione e non è fondamentale farne parte. Non fosse che le Marche sono state tra i soci fondatori dell’Uir e per due volte ha ottenuto la vice presidenza nazionale con l’ex presidente Roberto Pesaresi. Poi nel 2016, ne è uscito, unico nel panorama. Ricorda Matteo Gasparato, attuale presidente dell’Unione interporti riuniti: «Nell’autunno scorso abbiamo inviato una nota, in cui sottolineavamo l’importanza della piattaforma logistica delle Marche e del suo ruolo decisivo per potenziare la rete del centro italia, ma anche di tutto il Paese. E siccome il nodo marchigiano è poco conosciuto a livello nazionale, abbiamo sollecitato Interporto a rientrare nel circuito associativo. Ma non abbiamo ricevuto riscontro».

L’iniziativa

Le Marche si perderanno anche l’importante momento di confronto che si terrà a Padova l’8 aprile dal titolo: Interporti al centro. «Analizzeremo il ruolo degli interporti italiani - sottolinea il segretario generale Uir Marcello Mariani - assieme a Rfi ed Assoporti, mentre le conclusioni saranno affidate al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini. Il ruolo degli interporti è centrale nell’efficienza globale delle catene dell’approvvigionamento e della distribuzione delle merci». Non proprio dettagli, insomma. E proprio la Uir, rifacendosi al caso Amazon finito con un rinvio ancora tutto da decidere, ricorda come nel tempo alcuni big players industriali si siano già insediati negli Interporti italiani con riscontri decisamente positivi: da Verona con Wolksvagen a Parma con Ikea e Barilla, fino a Rivalta con Ferrero. «L’esperienza dei nodi intermodali - spiegano Gasparato e Mariani - è che debbono essere necessariamente programmati: non si può più pensare solo di fare la propria piccola piattaforma logistica, che tra l’altro contrasta con la legge 240 del 90. Bisogna lavorare in rete e in questa rete anche le Marche sono fondamentali». Senza contare che fa parte degli Interporti nel corridoi Tent-T Scandinavo mediterraneo: un sottile linea fucsia che tocca Prato, Livorno, Jesi, Civitavecchia, Marcianise, Nola, Bari, Catania ed è il quinto dei dieci assi prioritari del sistema di reti transeuropee dei trasporti. Difficile coltivare solo il proprio orticello.

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