Marche, l’inflazione è in frenata. Ancona tra le otto città meno care: il capoluogo registra numeri importanti

Marche, l’inflazione è in frenata. Ancona tra le otto città meno care: il capoluogo registra numeri importanti
Marche, l’inflazione è in frenata. Ancona tra le otto città meno care: il capoluogo registra numeri importanti
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 18 Aprile 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 11:30

ANCONA Si raffredda un po’ l’inflazione (scesa da +9,1% di febbraio a +7,6% del mese di marzo) e la nostra regione, quanto a contenimento del costo della vita, sta addirittura un po’ meglio - anche se di appena un decimale - della media nazionale. Soprattutto Ancona si conferma città virtuosa, all’ottavo posto tra i comuni meno cari nella classifica stilata dall’Istat sui capoluoghi di regione e sulle città con più di 150mila abitanti. L’Istat proprio ieri ha rivisto al ribasso il dato di marzo della variazione tendenziale dell’indice generale dei prezzi al consumo, che in Italia si attesta a +7,6%, un punto e mezzo in meno di febbraio. 


Giù le bollette

«Prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione - si legge nel report diffuso ieri dall’Istituto nazionale di statistica - guidata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata (entrambe in netto calo su base congiunturale)».

Nonostante il permanere delle tensioni al rialzo nel comparto dei beni alimentari non lavorati e dei servizi, emergono per l’Istat «segnali di esaurimento della fase di accelerazione che, nei mesi scorsi, aveva caratterizzato la dinamica dei prezzi di ampi settori del paniere». Dopo la progressione che ha caratterizzato il 2022, l’inflazione di fondo si stabilizza al +6,3%. Infine, i prezzi del “carrello della spesa” rallentano su base tendenziale, scendendo a +12,6%.  Le Marche, con un’inflazione di marzo al +7,5%, sono leggermente sotto la media nazionale e figurano all’undicesimo posto di una classifica guidata, partendo dall’indice più alto, dalla Liguria (+9,8%), seguita da Sardegna (+9%) e Umbria (+8,4%). L’aumento dei prezzi più contenuto è quello relativo alla Basilicata (+5%). Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni con più di 150mila abitanti l’inflazione più elevata si osserva a Genova (+9,8%), Palermo (+8,7%) e Perugia (+8,6%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Potenza (+4,8%) e a Reggio Calabria (+5,9%). 

La classifica

Ancona, rovesciando la classifica per partire dalle città meno care, figura all’ottavo posto con un +6,7% di aumento dei prezzi, e insieme a Trieste e Verona è l’unica città del centro-nord che figura nella top ten dei capoluoghi più virtuosi nel contenimento del costo della vita. Ma la frenata dell’inflazione registrata dall’Istat non convince le associazioni dei consumatori, secondo cui per le famiglie la spesa quotidiana continua a costare troppo. «Purtroppo si tratta di una illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas, mentre i beni più acquistati dalle famiglie, dagli alimentari al carrello della spesa, che sale del 12,6% su anno, continuano a crescere a ritmi vertiginosi», scrive ad esempio il Codacons, secondo cui l’inflazione al 7,6% «equivale ad una maggiore spesa pari a +2.223 euro annui per la famiglia “tipo” che sale a +2.879 euro per un nucleo con due figli». L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa delle le città più care d’Italia, non solo capoluoghi e comuni sopra ai 150mila abitanti, traducendo il dato dell’inflazione in termini di aumento del costo della vita. In testa alla graduatoria c’è Bolzano dove l’inflazione tendenziale pari a +8,5%, pur essendo “solo” la settima più alta d’Italia, si traduce in una spesa aggiuntiva, equivalente a 2.259 euro per una famiglia media. Anche in questo caso, nella graduatoria delle città virtuose, Ancona è all’ottavo posto con un incremento di spesa di 1.332 euro a famiglia. La meno cara è Potenza (+948).

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