L’industria marchigiana meglio anche del sistema Italia: cresce del 2,1% in un anno

L’industria marchigiana meglio anche del sistema Italia: cresce del 2,1% in un anno
L’industria marchigiana meglio anche del sistema Italia: cresce del 2,1% in un anno
di Martina Marinangeli
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Sabato 13 Maggio 2023, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 07:38

ANCONA Nonostante diversi cigni neri abbiano reso plumbei i cieli dell’economia mondiale - dalla pandemia alla guerra in Ucraina, solo per citare i due più nefasti - l’industria marchigiana ha tenuto botta, dimostrando una maggiore capacità di resistenza ai contraccolpi rispetto alla media nazionale. Nel 2022, tutti gli indicatori economici hanno fatto registrare il segno più, a partire dall’export che ha centrato cifre record.

Il quadro tratteggiato dal 30° Rapporto sull’economia marchigiana presentato ieri ad Ancona - iniziativa di Confindustria Marche e Intesa Sanpaolo, con la partecipazione di Sace e il sostegno di Deloitte - si impronta su un cauto ottimismo, che pur tiene conto di tutte le incognite che ancora gravano sulle imprese (difficoltà di accesso al credito in primis). 


Lo studio


«Nonostante le tensioni sul piano geopolitico - l’analisi del prof Marco Cucculelli, docente di Economia applicata che ha curato lo studio - i consuntivi relativi all’attività internazionale delle imprese sono apparsi buoni, come anche le prospettive a medio termine.

Sia l’Italia, sia le Marche sono cresciute nel 2022, anche in ragione della prevalenza di specifici settori di specializzazione». In prospettiva, il ruolo di locomotiva spetta al Made in Italy, «specie della meccanica strumentale, mentre estremamente vivaci appaiono le prospettive della Health Industry, che conta su importanti centri di ricerca e manifatturieri, anche locali, nei settori della farmaceutica, cosmetica e chimica», spiega il prof. Il 2022 si è aperto all’insegna della crescita per l’industria manifatturiera marchigiana. Secondo i risultati delle indagini trimestrali del Centro Studi di Confindustria Marche, nella media dell’anno l’attività produttiva ha registrato un incremento del 2,1% rispetto al 2021, risultato migliore di quello rilevato a livello nazionale (0,0%). 


Il dettaglio


Scendendo nel dettaglio dei diversi settori, variazioni superiori alla media regionale sono state registrate da calzature (+6,2%) e tessile/abbigliamento (+5,8%); più contenuta la crescita per legno e mobile (+1,8%), meccanica (+0,9%) e gomma e plastica (+0,6%). In leggera flessione, invece, l’alimentare (-0,5%). In crescita anche l’attività commerciale complessiva dell’industria marchigiana nel corso del 2022: l’andamento delle vendite in termini reali ha registrato un incremento del 3,3% rispetto al 2021, con andamenti positivi sia sul mercato interno, sia, soprattutto, sul mercato estero. L’export marchigiano ha decisamente spiccato il volo nel 2022, dopo il biennio nero del Covid, registrando la crescita più marcata tra le regioni italiane (+82%) dovuta principalmente alle maggiori vendite di prodotti farmaceutici (+481%). Ma anche al netto di questo settore, registriamo un +19,8%, in linea con la media nazionale. I principali mercati di riferimento si confermano Belgio (+345,5% sul 2021), Stati Uniti (+155,5%) e Germania (+46,2%).

Migliora pure l’andamento del mercato del lavoro: gli occupati sono aumentati di circa 22.700 unità rispetto al 2021, pari ad una crescita del 3,7%, grazie all’incremento registrato sia dalla componente maschile (+7.500 unità pari a +2,1%) sia, soprattutto, da quella femminile (+15.200 unità, +5,7%). Ultimo, ma non in ordine di importanza, il risultato ottenuto sugli investimenti, aumentati dell’11,1% rispetto all’anno precedente, segno di una certa fiducia nel futuro da parte del sistema produttivo marchigiano.

«I dati del Rapporto – il commento del governatore Francesco Acquaroli - confermano la capacità del sistema produttivo regionale di adattarsi al difficile contesto globale e sviluppare performance di rilevanza nazionale. La nostra azione di politica industriale fa perno su tutti i canali finanziari disponibili - europei, nazionali e regionali - per creare un contesto regionale favorevole allo sviluppo delle imprese, potenziando in modo integrato fattori di competitività quali infrastrutture e internazionalizzazione». 

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