La Fano-Grosseto e il flop di Centralia: 23 riunioni in 4 anni per un nulla di fatto

La Fano-Grosseto e il flop di Centralia: 23 riunioni in 4 anni per un nulla di fatto
La Fano-Grosseto e il flop di Centralia: 23 riunioni in 4 anni per un nulla di fatto
di Andrea Taffi
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Giovedì 13 Agosto 2020, 10:38

ANCONA - Sei riunioni di giunta regionale, una legge regionale, tre conferenze dei servizi, due atti aggiuntivi, tre incontri al Mit, due decreti ministeriali, quattro riunioni della commissione tecnica mista, uno schema di intesa e tre incontri tra i governatori di Toscana, Marche e Umbria. Totale: quattro anni di lavoro per sbloccare il lato marchigiano della Fano-Grosseto. E un altro, ancor più clamoroso, nulla di fatto. Se la Guinza e il lotto 3 (quello della strada a quattro corsie che finisce nel vuoto) sono la rappresentazione plastica tra 2004 e 2005 di come non si debba condurre tecnicamente un progetto di grande opera, la storia di Centralia è lo straordinario paradigma dell’inconcludenza della burocrazia. 



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Per raccontare il capolavoro al contrario di Centralia serve un passo indietro. Siamo nel 2010, la Fano-Grosseto è più che mai «un’opera altamente strategica» ma il governo non ci vuol mettere un euro. La sostanza brutale viene nascosta nella giungla di riunioni di cui sopra che documenta irrinunciabili «convergenze di intenti»: uno straordinario polverone amministrativo nel quale si pensa a «finanza di progetto», oppure «a forma di partenariato pubblico-privato», a «eventuali pedaggi per i tratti già conclusi per finanziare i lotti rimanenti». Ma anche a inserire la Fano-Grosseto nelle reti Ten-T europee per godere dei finanziamenti Ue. Siamo sempre al punto di partenza: non c’è un euro. 
 
A settembre 2011, un sussulto: si pensa a una società pubblica di progetto, ovvero una società ad hoc che sbrogli i problemi, accorci i tempi. Una sorella minore di Quadrilatero. E negli stessi giorni c’è pure dell’interessamento di tre colossi delle grandi opere per un project financing: Astaldi, Cmc e l’austriaca Strabag. E si trova anche lo strumento giuridico per agire: il “contratto di disponibilità”. Nel contratto di disponibilità, fissato in Eurostat 04, si affida a un contraente privato la costruzione a proprio rischio e spesa, la gestione e la messa a disposizione al soggetto aggiudicatore di un’opera destinata all’esercizio di un pubblico servizio. Lo Stato si impegna a restituire le risorse, una volta realizzata l’opera, attraverso la fiscalità differita negli anni a venire, con un impegno per 45 anni. Fantastico: la Fano-Grosseto la farà il privato, lo Stato la pagherà nel tempo. 

L’ulteriore vantaggio
A giugno 2012, per render ancor più concupibile l’affare per i tre colossi Roma aggiunge sul piatto defiscalizzazioni ed esenzioni Iva. Perfetto. A febbraio 2013 la «convergenza di intenti» abbia partorito la macchina da guerra con lo strumento giusto. E poi la società pubblica di progetto «potrà così accedere a finanziamenti europei per un miglior equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa» (passaggio straordinario, ci si permetta ndr). Segue una raffica di riunioni e a settembre 2013 c’è uno schema di intesa per la spa Fano-Grosseto: dentro Marche, Umbria e Toscana. Si parte. Anzi no. Nel dubbio meglio avere anche Anas perché la E78 ce l’ha in gestione Anas, mica una Regione. 
Il parto tanto atteso
A maggio 2014 le Marche approvano il testo di atto costitutivo e così Centralia, Corridoio Italia centrale nasce il 4 novembre 2014. Da 8 mesi Matteo Renzi è presidente del consiglio e da 4 mesi l’Autorità nazionale anticorruzione. Il viceministro Nencini esulta: «Promessa mantenuta. Abbiamo fatto un buon lavoro e non abbiamo perso tempo». Nel Cda di Centralia, Spacca nomina Gabriella De Berardinis, il capo del legale. Anas ha il 55%, Marche, Umbria e Toscana il 15 a testa. Ci siamo, adesso vedrete. Senonché il 23 gennaio 2015 arriva una letterina dall’Anac al presidente Anas, Ciucci. L’Anac stronca tutto: una società pubblica di progetto non può avvalersi del contratto di disponibilità. La carrozza di cenerentola torna una zucca: ad aprile il consiglio dei ministri esclude dalle opere strategiche del Def la Fano-Grosseto, la Strabag si dissolve. Morale: a luglio 2015 Anas ratifica che Centralia è già morta e la settimana dopo il primo e ultimo Cda della società salva tutti delibera la messa in liquidazione. Il gioco dell’oca si conclude qui: si torna al punto di partenza. Strano, con la Fano-Grosseto non era mai successo.

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