Biogas, il manager di Viridis
"Siamo estranei alle accuse"

Biogas, il manager di Viridis "Siamo estranei alle accuse"
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Lunedì 28 Luglio 2014, 19:04 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 17:35

ANCONA - La Viridis energia " un'azienda seria non la Banda Bassotti e non pu essere accomunata a certi fenomeni corruttivi ipotizzati dalla Procura di Ancona nell'inchiesta sugli impianti di biogas nelle Marche".

Lo ha detto il presidente della società Paolo Pesaresi per respingere le accuse contestate a lui (falso ideologico, abuso edilizio, gestione di rifiuti non autorizzata) e alla società (illeciti relativi al non aver impedito presunti episodi corruttivi contestati ad Antonio e Alessandro Lazzarini). Questi ultimi due, "soci al 25% e non al 50% di Viridis", "non hanno mai svolto attività gestoria".

La società, attiva nel campo delle energie rinnovabili (100 dipendenti tra diretti e indotto con età media sotto i 35 anni), gestisce gli impianti attivi di Corridonia e Loro Piceno mentre tre altri impianti (Montegiorgio, Potenza Picena e Monsano) erano stati autorizzati ma non sono stati realizzati per le successive norme più restrittive poi impugnate al Tar.

Pesaresi crede nella giustizia e contesta la "strumentalizzazione mediatica per influenzare organi legislativi e l'opinione pubblica". Il manager ha ribadito la compatibilità ambientale degli impianti a biogas per i quali, in decine di sopralluoghi di Arpam e Asur, finalizzati alla Via, non sono emerse criticità, rischi per ambiente o salute umana: "si sta perdendo - ha attaccato - una grande opportunità di sviluppo e di lavoro".

Nel suo mirino "politici locali in cerca di visibilità", "comitati del no a prescindere" e una "serie di interessi personali, molto spesso politici" che non hanno "nulla a che vedere con il rispetto dell'ambiente e della salute". Secondo Pesaresi, dalle indagini su Viridis non emergono "intercettazioni di rilievo, regalie di alcun genere, acquisti sospetti, incontri extra lavorativi con funzionari o altro".

L'azienda, ha proseguito, non ha ottenuto alcun vantaggio dalla Regione: le decisioni sono sempre arrivate oltre i termini e sono servite 13 diffide affinchè l'ente provvedesse. Tramite l'avv. Alessandro Scaloni, Pesaresi ha presentato una memoria, chiesto ai Pm di essere interrogato al più presto e proposto ricorso al Riesame per il dissequestro. L'azienda dice di aver subito danni dalla Regione per circa 80 milioni di euro: cause da 30 milioni di euro sono state avviate.

Intanto il manager ha replicato punto per punto agli elementi prodotti dall'accusa: negli atti si parla di un suo presunto incontro 'intercettato' il 21 marzo in Regione con l'ex responsabile per il procedimento Luciano Calvarese, uno dei funzionari indagati; Pesaresi quel giorno era impegnato con funzionari di polizia giudiziaria per un sopralluogo a sorpresa a Loro Piceno.

In un biglietto trovato in casa di Calvarese c'erano scritti nome e cellulare di Pesaresi: era il numero aziendale e non vi è traccia di contatti telefonici tra i due. Sulla falsità ideologica relativa alla via d'accesso all'impianto di Loro Piceno, "la strada era esistente e transitabile da 43 anni". L'abuso edilizio, secondo la difesa, si basa su una direttiva europea che non aveva i requisiti per essere auto-esecutiva. Quanto alla gestione di rifiuti non autorizzati, ha spiegato Pesaresi citando il Decreto Sviluppo del Governo, "il digestato è un sottoprodotto". Una stoccata anche al sen. Pd Mario Morgoni che aveva lodato la cancellazione della Via postuma nel maxi emendamento al Dl competitività: "siamo pronti a confrontarci con lui in Tv".

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