Castelli (FdI), capolista al Senato: «Infrastrutture, lavoro, ricostruzione per fare uscire le Marche dall’angolo»

Castelli (FdI), capolista al Senato: «Infrastrutture, lavoro, ricostruzione per fare uscire le Marche dall’angolo»
Castelli (FdI), capolista al Senato: «Infrastrutture, lavoro, ricostruzione per fare uscire le Marche dall’angolo»
di Maria Teresa Bianciardi
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Giovedì 25 Agosto 2022, 03:45

Guido Castelli è capolista nel proporzionale al Senato per Fratelli d’Italia. 
È una posizione blindata e molto appetibile quella che Giorgia Meloni ha deciso di affidarle nella sfida marchigiana delle Politiche. 
«Infatti non nego di avvertire una grande responsabilità, ma anche un pizzico di orgoglio: la composizione delle liste - con un sistema di scelta come quello italiano che arriva dall’alto - è sempre un’operazione molto complessa, dove entrano in campo tanti ragionamenti, dalla parità di genere alla composizione territoriale».

 
Senza contare che la nuova composizione delle Camere riserva al Senato 200 seggi invece di 315. 
«Il Senato, proprio in virtù della riduzione dei parlamentari, sarà una camera particolarmente rilevante e centrale».
Quindi servono uomini fidati.
«Sicuramente persone attrezzate, perché la sfida è decisiva».
Arriviamo alle Marche, una regione ai margini da decenni.
«Ero bambino e già sentivo la litania dell’Abruzzo avvantaggiato nelle infrastrutture grazie a Remo Gaspari (dieci volte deputato, 16 ministro della Dc), mentre nelle Marche si riscontrava una debolezza politica nei negoziati che precedono le scelte per allocare le risorse».
Retaggi da prima Repubblica che continuano a perseguitarci.
«Un esempio più recente: quando è stata introdotta la decontribuzione al Sud è mancata la forza dei parlamentari marchigiani per far capire al governo che sarebbe stato iniquo applicare questa misura alla Val Vibrata e non all’Area di crisi complessa del Piceno, distante pochi metri. Ma anche alle aziende del Fermano e del Maceratese».
Stesso trattamento riservato con il Pnrr, giusto?
«Esattamente. Nonostante le Marche siano considerate una regione in transizione, quindi con carenze infrastrutturali e strutturali, non sono state incluse nel tetto del 40% delle risorse riservato alle regioni del Sud».
Giorgia Meloni ha scelto le Marche per aprire la campagna elettorale nazionale. Perché?
«Per documentare quanto sia falso il teorema che Fratelli d’Italia non abbia una classe dirigente all’altezza di governare. Nelle Marche abbiamo conquistato la Regione e stiamo governando bene».
Neanche il tempo di arrivare ad Ancona che la presidente del suo partito è stata travolta dal caso del video sullo stupro a Piacenza. E ieri Chiara Ferragni ci ha messo il carico: Fdi vieta l’aborto nelle Marche. 
«La demonizzazione dell’avversario è una grande forma di debolezza. Si parla tanto di parità di genere e del rispetto per le donne, ma a Giorgia Meloni viene riservato un atteggiamento brutale e ingiustificato».
Nello specifico?
«Invece di parlare di idee e di programmi chi la teme sta cercando di evocare spettri e fantasmi. Dicendo anche tante bufale: se le influencer vogliono occuparsi di cose serie hanno l’obbligo di informarsi. Il 93% delle strutture sanitarie nelle Marche offre il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. In Italia la media è del 62%».
Dulcis in fundo: il suo programma per fare uscire le Marche dall’angolo.
«I temi principali sono la ricostruzione e la questione territoriale, intesa anche come tutela dei Comuni e dei sindaci che vivono in un grande isolamento. C’è poi una grande questione sociale, il rischio dell’aumento della povertà è enorme: occorre fare in modo che ci siano più lavoro e tutele, non parassitarie come il Reddito di cittadinanza».
Il calo demografico è un’altra emergenza.
«In assenza di correttivi, l’Istat ha certificato che le Marche, nel giro di 50 anni, perderanno 400mila abitanti.

Bisogna correre ai ripari». 

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