I conti della serva sono presto fatti e anche stavolta, tanto per cambiare, le Marche vengono messe direttamente all’angolo. Ha ragione l’ex senatrice ed europarlamentare del Pri, Luciana Sbarbati: «Ormai siamo marginali al nord ma anche marginali al sud, in una posizione di isolamento da cui non riusciamo ad uscire». L’ultimo esempio in ordine cronologico ce lo fornisce la composizione del governo Draghi: 23 ministri, di cui 9 tecnici, più 39 sottosegretari, di cui 6 vice ministri.
Di questo esercito tra politica e competenza quanto è toccato alle Marche e agli esponenti parlamentari marchigiani? Praticamente zero.
Ed è qui che l’onorevole Sbarbati alza gli occhi al cielo: «Le Marche non vanno trattate così e i nostri parlamentari devono farsi sentire: in un momento come questo è fondamentale avere rappresentanti forti tra le fila del governo». Il principale e più urgente impegno del premier è la definizione di quel Piano nazionale di ricostruzione, che dovrebbe consentire all’Italia di accedere ai fondi (più di 209 miliardi di Euro) del Next Generation Eu, la cui messa a punto aveva provocato la caduta del Governo Conte bis e dove si misurerà la capacità del Paese di programmare la ripresa. Quanto contano le persone in questo delicatissimo momento per le Marche e per l’Italia? L’imprenditore Enrico Loccioni, dell’omonima azienda ad Angeli di Rosora, non ha nessun dubbio: «I progetti li fanno le persone e questo è un sistema che deve trovare la motivazione nel lavoro e nella ripartenza». Insomma concentrarsi sulle persone e fare rete per sviluppare competenze è il modus operandi di Loccioni, ma a guardare la composizione dell’attuale governo, le competenze sono state tutte trovate altrove.
Possibile che nella folta schiera di 24 parlamentari made in Marche si sia trovato spazio solo per l’Accoto? È un refrain che si ripete all’infinito quello della regione snobbata a livello centrale: non ci credono nemmeno i partiti, tanto che quattro leader nazionali messi davanti alla scelta hanno deciso di riempire le caselle vuote dei commissari con figure esterne. Vedi Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Udc. Ma un altro boccone amaro, almeno in quota Pd, è la decisione del premier di non confermate la deputata pesarese Alessia Morani sottosegretaria al Mit.
Parola dell’ex deputata dem Irene Manzi, che ha ricoperto fino a poche settimane fa l’incarico di capo di gabinetto del vice ministro dell’Interno Matteo Mauri: «Il rammarico è doppio. Intanto vedere che le Marche sono fuori da alcuni ministeri importanti e questo non aiuta di certo la nostra regione. Poi, in un momento così delicato, la continuità delle deleghe avrebbe sicuramente agevolato il lavoro: ci vuole tempo per entrare nelle dinamiche di un ministero e Alessia Morani al Mit seguiva da vicino le crisi industriali. Che nel nostro territorio si sono vissute pesantemente». Facile però parlare adesso, che i giochi sono ormai fatti e non si può tornare indietro. La riflessione arriva dall’imprenditore maceratese Germano Ercoli (Eurosuole e Goldenplast), che non scende nella mischia: «Bisognava reagire prima, farsi sentire sia a livello regionale sia nazionale. Adesso l’unica cosa che serve sono i vaccini, altrimenti non ci sarà ripresa. Bisogna combattere il virus per riuscire a parlare con lucidità di Recovery fund e rilancio del territorio».
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