La destra si spacca su Jesi, frizioni tra Bacci e Regione. Ecco cosa è successo e quali saranno le conseguenze

Massimo Bacci e Francesco Acquaroli
Massimo Bacci e Francesco Acquaroli
di Martina Marinangeli
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Lunedì 13 Giugno 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 17:12

ANCONA - Sul piano della tenuta delle coalizioni, in questa tornata elettorale gli schieramenti in campo sono un po’ ovunque quelli che ci si aspetterebbe, con alleati più o meno naturali dalla stessa parte della barricata. Ovunque, tranne a Jesi, dove Fratelli d’Italia ha scelto di correre in solitaria, negando il suo appoggio al candidato civico di area centrodestra Matteo Marasca, delfino del sindaco uscente Massimo Bacci.

Una frizione che non passa inosservata e fa ancora più scintille dal momento che Bacci era in predicato per un ruolo nell’esecutivo regionale, una volta concluso il suo mandato da primo cittadino.

Ma questa mancata convergenza con il partito che esprime il governatore, unita agli strascichi dell’affaire Amazon per la realizzazione del mega polo logistico - che non sempre ha visto Comune e Regione sulla stessa lunghezza d’onda -, potrebbe far saltare il banco. Il tutto, con affaccio sulle Politiche del 2023, che si tradurranno in un mezzo terremoto a Palazzo Raffaello.


Il casus belli
Come nel miglior butterfly effect, un battito d’ali nel Comune di Jesi può sparigliare le carte a Roma ed in Regione, insomma. Ma andiamo per gradi. Dopo 10 anni alla giuda della città, Bacci ha deciso di lasciare la corona a Marasca, che durante il suo primo mandato era capogruppo del Pd. Poi, in rotta con i dem, Marasca si è avvicinato sempre di più all’amministrazione, fino a diventare il nome designato a candidato sindaco nell’era post Bacci. Questo ha generato malumore nei partiti di centrodestra, tagliati fuori dalla scelta. E non è piaciuta per niente neanche la richiesta di non mettere simboli e di non candidare nelle liste - tutte civiche - volti “bandiera” dei rispettivi partiti. 


Le conseguenze
Se, turandosi il naso, Lega e Forza Italia hanno accettato il diktat, FdI ha invece optato per correre da sola, sostenendo Antonio Grassetti in evidente polemica con Bacci, finora trasversalmente apprezzato nella compagine di centrodestra. Apprezzato al punto tale che, già all’indomani delle Regionali 2020, si parlava della creazione di un ruolo da sottosegretario da affidargli. Si è anche parlato di un suo ruolo in giunta come assessore al Bilancio - l’attuale detentore della delega, Guido Castelli, è già dato sulla via romana dal 2023, così come il collega Mirco Carloni; meno quotati, ma comunque dati dal borsino delle Politiche come in corsa per il Parlamento, anche gli assessori Filippo Saltamartini e Giorgia Latini - ma sarebbe stato il diretto interessato a declinare l’offerta. Poi i rapporti con Palazzo Raffaello si sono raffreddati, complici anche i toni alti con la Regione sulla partita di Amazon. E lo strappo nelle elezioni a Jesi non sembra casuale.

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