Flop dem senza il numero legale. Ufficiale: voto il 20 e 21 settembre

Flop dem senza il numero legale. Ufficiale: voto il 20 e 21 settembre
Flop dem senza il numero legale. Ufficiale: voto il 20 e 21 settembre
di Andrea Taffi
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Giovedì 16 Luglio 2020, 05:00
Nessuna decisione, tutto rinviato a domani. A Chiaravalle manca il numero legale. Ma non si trattava dell’assemblea regionale del Partito democratico, quella che doveva pronunciare l’ultima parola sui candidati da portare al soglio di palazzo Leopardi, sede del consiglio regionale? Certo che sì ma manca il numero legale. Quindi, attendere prego. L’assemblea del Pd Marche è rinviata a venerdì (domani per chi legge, ndr) alle 20.30 in prima convocazione e alle 21 in seconda. Magari potrebbe essere la volta buona. 

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Questo tuttavia è il quadro desolante che si trova davanti il segretario del Pd Marche Giovanni Gostoli alle 19 al circolo culturale L’Isola: un gelido -11 rispetto al numero legale che a fatica arriva a -3 dopo una tattica mezzora di attesa. Dei 98 componenti ne sono presenti 47 e lo start si ottine a 50. È lo stesso segretario a chiedere la verifica trovandosi costretto a ripiegare su una seconda data. Si pensa a domenica mattina, poi si media a domani. La notizia corre sulle chat e si intreccia con la circolare 20/2020 del ministero dell’Interno. Che annuncia il voto amministrativo per i comuni e le Regione tra il 20 e il 21 settembre con gli orari che si conoscevano: domenica urne aperte dalle 7 alle 23 e dalla 7 alle 15 il giorno successivo. Ballottaggio invece per i Comuni tra 4 e 5 ottobre.

Certo, non è un segnale incoraggiante arrivare scarichi nell’organo istituzionale che fa da collettore a tutto il lavoro svolto della assemblee provinciali, circolo per circolo. Di più (e anche di peggio): la versione accreditata è che le federazioni territoriali pensavano di aver già consegnato la parte più importante del lavoro scremando i nomi per le liste. In realtà Gostoli ha passato una giornata intera per cercare di trovare la quadra su Macerata e su Ancona. «Nessun rinvio tattico - dicono nello staff del segretario regionale - solo una casualità. Il nodo-Macerata, lasciato intatto dalla federazione provinciale nell’assemblea di martedì, dunque guadagna altre 48 ore di vita.

Ma i contorni appaiono chiari: c’è il sindaco uscente del capoluogo, Romano Carancini che ha raccolto molti voti nella sua città, c’è il segretario comunale Di Pietro (i rapporti tra i due non sono idilliaci, raccontano) che prova a sfilargli il posto e poi c’è il sindaco di Montecassiano, Leonardo Catena. Catena è l’elemento che crea imbarazzo: eletto un anno fa, prova il doppio salto in virtù di un nutrito pacchetto di segnalazioni arrivate dai circoli dell’entroterra. Nutrito è un aggettivo vago: Gostoli pare abbia chiesto lumi ottenendo numeri più precisi. Si parla di diverse decine di segnalazioni (all’incirca 80-90) ma nessuna proveniente dai cinque centri maggiori dove il Pd ha la metà degli iscritti in provincia. Ad essere votato con circa 170 voti, invece, è stato il documento dell’entroterra che chiedeva una propria candidatura. Qualche numero, anche qui a corredo: Macerata ha un migliaio di iscritti, la provincia corre sul filo dei 40mila votanti.

Ieri pomeriggio Gostoli rimandava tutto all’assemblea: «Ci sarà la mia relazione e poi ascolterò gli interventi». Il vero problema di Catena è che, se eletto, dovrà lasciare il municipio di Montecassiano che con più di 2000 abitanti fa scattare l’incompatibilità tra le cariche. E in provincia di Macerata i sindaci dem si contano sulla punta delle dita. Non proprio il massimo. Non è proprio il massimo anche la questione-deroga per Giangiacomi su Ancona: mediamente una richiesta unitaria e forte della federazione territoriale può spingere in maniera convinta sull’eccezione. Ma la presentazione di un ordine del giorno per garantire il rispetto delle regole rema nella direzione opposta. Sarà il secondo rompicapo per l’assemblea di domani sera. Ancora 48 ore e gli ultimi nodi del Pd saranno sciolti.
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