Mancano i medici di base, la Fimmg: «Organizzazione illogica, le aree vaste si rivolgono alle cooperative»

Una visita medica
Una visita medica
di Martina Marinangeli
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Lunedì 6 Giugno 2022, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 14:15

ANCONA - C’è carenza di medici di base? «Colpa di scelte discutibili ed inappropriate per l’organizzazione dell’assistenza territoriale». L’intervento a gamba tesa arriva della segreteria regionale della Federazione italiana medici di Medicina generale, il sindacato più rappresentativo della categoria.

La fimmg osserva come «le aree vaste abbiano deciso di snobbare gli accordi regionali, condivisi anche con l’ Asur Marche, volti a valorizzare e ad incentivare i medici che assicurano questi servizi, optando invece per dirottare le risorse economiche su altre forme di arruolamento di professionisti, ben più dispendiose e senza alcuna prospettiva di organizzazione a lunga durata».

A questo proposito, la Fimmg pone una domanda: «Perché le aree vaste stanno valutando di investire risorse assoldando cooperative esterne con investimenti notevoli? Tutto questo sembra senza nessun controllo, fuori da qualsiasi logica di appropriatezza. Ci chiediamo come sia possibile, a fronte di regolari accordi, senza che non ci sia un intervento che ripristini lo stato di diritto e garantisca l’applicazione di quanto pattuito a livello regionale». 


I numeri
Da qui al 2026 saranno circa 220 i medici di medicina generale ad andare in pensione per effetto del mancato turn over. E il vuoto che si creerà non farà che accentuare la problematica organizzativa denunciata da Fimmg. «Osserviamo con preoccupazione questo fenomeno che sta interessando ormai tutti gli ambiti della sanità, ma attendiamo anche un confronto vero sul nuovo accordo integrativo regionale per la Medicina generale: siamo pronti a sederci al tavolo con la prospettiva di migliorare l’assistenza sanitaria territoriale - prosegue il sindacato in una nota -. Questa volta non accetteremo di essere relegati ad esecutori di ordini altrui». Il j’accuse di Fimmg punta il dito contro «una pseudo-cultura manageriale scarsamente attenta alle reali capacità organizzative e di sistema, mescolata a derive privatistiche ed economicistiche di gestione della salute pubblica (quando non rappresentino scorciatoie per soluzioni improvvisate e maldestre) che allontana i medici dalla professione nel territorio». Una battaglia che si preannuncia all’ultimo sangue per veder riconosciuto il valore di una professione sempre in prima linea in sanità.

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